venerdì 24 aprile 2009

NOI GIOVANI ABBIAMO UNA MISSIONE

Perché collaboriamo con i reduci dell’Istituto Storico della R.S.I.

Questo articolo e’ rivolto soprattutto a quei giovani che credono nel patrimonio storico, umano e spirituale della Repubblica Sociale Italiana. Coloro che vogliono contribuire e partecipare a questa nuova iniziativa di collaborazione,possono contattarci direttamente nelle sedi dell’associazione.
Le “chiacchiere” non ci sono mai piaciute, così come le persone tanto avvezze a parlar bene ma a razzolar poco. Il nostro riferimento è la Tradizione, parola che racchiude un universo di simboli, miti, eroi, ma soprattutto parola che richiama in maniera indiscutibile all’azione. Questa premessa è necessaria, poiché quando abbiamo l’onore di collaborare con i reduci della R.S.I. dobbiamo essere consapevoli di avere di fronte uomini d’azione, di milizia, dei soldati. La Tradizione etimologicamente significa tramandare qualcosa, un qualcosa che si spiega con i valori quali la lealtà, il sacrificio, l’onore e la fedeltà. Coloro che l’8 settembre scelsero di combattere per la patria, lo fecero in modo disinteressato, con l’impersonalità attiva di chi è animato dalla virtù e dai valori dello spirito, di chi ha un fuoco che brucia nel petto; impersonalità tipica dei legionari, ardore tipico del combattente. L’esperienza che intrapresero, per molti fino all’estremo sacrificio, è un bagaglio inestimabile di un “altro sapere”, come ebbe a dire un “vecchio” guerriero di nome Rutilio Sermonti, un sapere che solo chi coltiva il proprio spirito può conoscere ed ammirare. E il nostro compito, oggi, è far sì che questo bagaglio non venga lasciato nell’oblio della dimenticanza, perché la Tradizione è anche testimonianza, conservazione della memoria storica di un popolo: abbiamo la possibilità di ascoltare le loro esperienze, di conoscere il significato dell’essere fedeli, per oltre mezzo secolo, ad una linea ed uno stile, sia in pace sia in guerra. Loro hanno vissuto l’onore, la fedeltà, la lealtà, la fratellanza, il cameratismo, hanno conosciuto il dolore per un fratello ucciso in battaglia, il coraggio e la forza di volontà che spinge ad andare avanti sempre, anche quando sei allo stremo. Loro hanno avuto nella vita almeno un’ora immortale, come dice il generale Degrelle. Loro hanno vissuto! E noi, oggi, possiamo dire lo stesso? Siamo i figli di un’epoca dominata dal lusso e dalla comodità, dalla mentalità borghese dell’uomo vile, di colui che non sa cosa significhi sacrificarsi per una idea, di chi, codardo e menzognero, è traditore prima di tutto di se stesso. Siamo i giovani del terzo millennio, i figli della decadente cultura occidentale, siamo quelli che consumano la vita senza sapere chi siamo, quelli che la società moderna vuole sonnambuli, siamo i prigionieri della caverna di Platone che non sanno neanche dell’esistenza del sole. Ma una possibilità l’abbiamo ancora, a patto di conservare l’umiltà di chi vuole imparare, la volontà di chi vuole lottare, l’abnegazione di fare militanza in nome di quei valori della Tradizione che i combattenti della R.S.I. hanno saputo incarnare nella vita. Sono loro gli ultimi baluardi di cosa significhi vivere la Tradizione, contro tutto e contro tutti, col coraggio di chi, animato dalla verità e dalla giustizia, non cede neanche un metro. Possiamo lavorarci a fianco, guardarli negli occhi, imparare dalle loro esperienze, scoprire il patrimonio di virtù e di coraggio di cui sono portatori, aiutandoli nel contempo nell’incredibile opera di conservazione, tutela e riscoperta storica di testi, documenti, foto, che raccontino le gesta di quegli uomini che hanno combattuto “dalla parte sbagliata”. Racconti che ci aiutino a vivere, perché se vogliamo affermare un’idea, se vogliamo essere in grado di combattere un nemico diverso da quello di sessant’anni fa ma altrettanto forte e disposto a sopraffarci, abbiamo bisogno di esempi, di testimoni di coraggio e forza d’animo, di uomini. La loro eredità è la nostra eredità ed anche se oggi molti si affrettano a definirla scomoda ed ingombrante, il nostro compito è quella di farla conoscere, divulgarla, svolgere un’operazione di verità che cancelli il fango che l’ha ricoperta. Il nostro vuole essere un aiuto concreto, partecipativo, attivo, ci mettiamo a disposizione per organizzare iniziative in cui la cultura sia azione e formazione, in cui si conosca e si impari da chi, dopo l’8 settembre, ha scelto la strada più difficile, da chi è ancora leone in un mondo di pecore.
Abbiamo bisogno della forza di chi ha occhi che ancora brillano.
Il tepore di una stufa elettrica non ci basta più, abbiamo bisogno del calore di un fuoco che brucia.
In alto i cuori!


Comunità militante di Raido, Roma

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