giovedì 30 aprile 2009

LA GIL DI NETTUNA Ritrovato a Roma un prezioso reperto dell’Era Fascista


Il Prof. Alberto Sulpizi di Nettuno, noto ricercatore e fine conoscitore delle tradizioni nettunesi, ha ritrovato nella Capitale un prezioso oggetto: il fregio metallico che contrassegnava la sede della Gioventù Italiana del Littorio di Nettunia Centro.
Il fregio era affisso sul portone del Palazzo baronale in Piazza Guglielmo Marconi, nel borgo.
Nel 1937, l’allora Commissario Prefettizio Aurelio Leoni aveva demolito i caseggiati siti tra il suddetto palazzo e la Collegiata dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista, ricavandone un’ampia piazza.
Proprio quell’anno, l’Opera Nazionale Balilla prendeva il nome di Gioventù Italiana del Littorio.
Quando si decise di trovare più funzionali spazi per l’educazione dei giovani nettunesi, la scelta cadde proprio sul prestigioso Palazzo baronale.
La sede della GIL era all’ultimo piano dell’edificio, mentre all’entrata venne costruito un piccolo sacrario dedicato ai Martiri Fascisti.
Nei magazzini sottostanti, invece, furono sistemate le varie attrezzature della premilitare.
Il nome della piazza fu adottato nel 1939, per omaggiare il grande scienziato Guglielmo Marconi, membro del Gran Consiglio del Fascismo.
Centinaia furono i giovani nettunesi assistiti ed educati nelle strutture dell’ONB e della GIL poi.
L’organizzazione delle Colonie marine e montane di questa istituzione rimangono un primato rimasto imbattuto.
Tutto si concluse con la caduta del Fascismo, il 25 luglio 1943. Il giorno seguente, un gruppo di esagitati vilipese i simboli del Regime ed “assaltò” la Casa del Fascio e la sede della GIL, ormai deserte.
Bastò l’intervento di due Carabinieri Reali per riportare un minimo di ordine.
Durante i vari atti di vandalismo, andò perduto il fregio metallico della GIL, strappato – nel vero senso della parola – dal grande portone e gettato a mare.
Nessuno avrebbe mai ritrovato quel simbolo.
Invece, nell’estate 2005, un sommozzatore – esperto di archeologia – trovò qualcosa di strano tra la sabbia dei fondali, nell’acque antistanti allo stabilimento balneare “Vittoria”: era il simbolo della GIL di Nettunia, aveva attaccato ancora un pezzo di portone…
Dopo un accurato restauro, venne venduto all’antiquario Angelo Curati di Roma. E’ qui, in Via delle Terme di Diocleziano, che il Prof. Sulpizi è riuscito ad “intercettare” il prezioso reperto dell’Era Fascista.
Grazie alla professionalità di questo ricercatore nettunese, tra i più intelligenti amanti delle cultura che Nettuno abbia mai avuto, il fregio della GIL è potuto tornare alla “sua” Nettuno.
E’ un frammento di storia restituito ai Nettunesi e, soprattutto, alle generazioni future, perché sappiamo amare la Storia patria e da essa imparare per crescere.
Grazie Alberto.

Pietro Cappellari
Ricercatore Fondazione della RSI – Istituto Storico


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