venerdì 27 novembre 2009

Novità editoriale sul battaglione Fulmine

Riceviamo volentieri e pubblichiamo:

BATTAGLIONE FULMINE X° FLOTTIGLIA MAS


Schio, 30 aprile 1945. Con la resa onorevole alle truppe dell’88ª Divisione americana nel campo sportivo del Lanificio Rossi cessa di esistere il Battaglione Fulmine della X Flottiglia MAS. Ha così termine una storia iniziata nella primavera del 1944 nella caserma San Bartolomeo di La Spezia, quando per iniziativa del T.F. Luigi Carallo si decise di costituire, nell’ambito della fanteria di marina della RSI, un reparto che si rifacesse alla specialità dei bersaglieri. Il Battaglione Fulmine - così battezzato in onore di un cacciatorpediniere della Regia Marina - dopo l’iniziale addestramento in provincia di Lucca fu dislocato su vari scenari del territorio italiano settentrionale, scontrandosi in diverse occasioni con le formazioni partigiane delle zone in cui si trovò ad operare: in provincia di Torino e Cuneo (giugno-novembre 1944); nel Trevigiano e ai confini della Carnia (novembre-dicembre 1944); nel Goriziano a difesa della frontiera orientale contro il IX Korpus del maresciallo Tito (dicembre 1944-gennaio 1945), operazione culminata nella sanguinosa battaglia di Tarnova della Selva in cui il reparto sacrificò un terzo degli effettivi per impedire l’invasione di Gorizia; ancora in provincia di Treviso (febbraio 1945) ed infine nel Vicentino (marzo-aprile 1945).Gli autori di questo volume - Riccardo Maculan e Maurizio Gamberini - ne ripercorrono le vicende belliche, descrivendone al contempo struttura, organici ed armamenti e corredando una ricerca ventennale di un notevole apparato fotografico in buona parte inedito.Formato: A4 - Pagine 166 con 144 foto delle quali 85 inedite, analisi dettagliata dei fatti d’arme, degli organici e dei caduti.

Autori: Riccardo Maculan, Maurizio Gamberini
Editore: Menin
Prima edizione: ottobre 2009
Formato: 21 x 29,7 cm
Codice ISBN: 978-88-89275-11-5
Legatura: brossura
Copertina: cartoncino plasticato opaco
Pagine: 168
Fotografie: 144 (85 inedite)
Documenti inediti

Prezzo di copertina: € 18,00

Tratto da www.riccardomaculan.com

Il testo è disponibile presso la sede della delegazione romana, per ordinarlo potete inviarci una mail oppure telefonare allo 06/86217334

giovedì 26 novembre 2009

Presentazione libraria

In occasione della Inaugurazione della sezione di Frosinone
dell'associazione culturale "AZIONE NUOVA"

La S.V. è invitata
Domenica 29 novembre 2009 alle ore 11:00
in Via Gaeta, 70 FROSINONE
(zona stazione ferrioviaria)
alla presentazione del libro :
I Legionari di Nettunia.
I caduti della Repubblica Sociale Italiana di Anzio e Nettuno
(1943-1945)
di Pietro Cappellari

Oltre all'Autore interverrano:
Sergio ARDUINI – Federale di Frosinone
Mariano RENZETTI – reduce della Legione GNR M “Tagliamento”
Organizzazione: cell. 333.69.13.528
Per gli utenti di Facebook: http://www.facebook.com/event.php?eid=198842314687

mercoledì 25 novembre 2009

21 e 22 Novembre - Terranuova Bracciolini - AR

Incontro presso la Fondazione RSI - Istituto Storico

Con il consueto spirito cameratesco e con il dovere della trasmissione dell’eredità, il 21 e il 22 Novembre decine di persone, provenienti da diverse città, si sono ritrovate all'Istituto Storico della RSI di Terranuova Bracciolini. Due giorni per ricaricare le batterie, liberandosi dalle tentacolari maglie della modernità e per ritrovare vecchi e nuovi collaboratori della Fondazione RSI.

Già da venerdì, infatti, alcuni ragazzi della Delegazione Romana si sono dedicati alle attività di ristrutturazione e manutenzione della sede di Terranuova Bracciolini.
La costante attività volta al miglioramento della sede, rappresenta la volontà di mantenere in ordine il corpo per ospitare bene lo spirito. Volgendo l’attenzione non solo allo studio e alla riflessione, si mantiene quindi in equilibrio l’esercizio del dovere.
I lavori proseguono, rendendo la sede più adatta a portare avanti il suo obbiettivo di trasmissione e, conforme ad ospitare sempre più partecipanti ai lavori ed ai momenti di convivialità, si riesce sviluppare il progetto di una migliore sistemazione dei locali degli archivi e degli oggetti storici presenti nella sede.

Nella giornata di Sabato, sono arrivati molti amici e collaboratori, si sono impegnati nei lavori di manutenzione della sede e nella normale gestione delle attività permanenti dell'Istituto, ad esempio il coordinamento ed il miglioramento dell'enorme biblioteca di cui è dotato quest’ultimo.
Nella mattinata di domenica ha avuto luogo l’assemblea dei soci, nella quale le delegazioni hanno illustrato le loro attività, la delegazione romana ha brevemente messo al corrente i presenti dello svolgimento dei lavori nella sede e delle ricerche in atto, lasciando poi spazio ai due relatori che hanno approfondito aspetti storici (e non solo) poco noti della Repubblica Sociale: l'Aeronautica repubblicana da un lato, ed il contributo dato dai giovanissimi volontari sardi alla RSI. Numerosi i presenti, che hanno ascoltato e partecipato a tutto il dibattito con attenzione, chiarendo molti punti oscuri su episodi e storie molto spesso occultate e manipolate da una storia troppe volte a senso unico.
Quello che più vale, sicuramente è stato il poter ancora una volta essere vicino ai combattenti della RSI, il cui esempio ed il valore inossidabile ogni volta ci arricchisce. Non solo perché in grado di trasmetterci ogni volta la freschezza dei loro vent'anni donati alla patria, ma perché abbiamo nei loro confronti una missione: raccoglierne il testimone.... non domani o tra dieci anni: ma qui ed ora! Loro, come sempre, sono pronti a cederlo: spetta solo e soltanto a noi dimostrargli d'essere in grado di portarlo avanti con lo stesso spirito e carattere da loro dimostrato. ....Il cammino è duro, ma noi lo affronteremo con in vista il loro esempio.

giovedì 19 novembre 2009

Prossima conferenza presso la sede della Fondazione

Segnaliamo il prossimo incontro presso la sede della Fondazione a Terranuova Bracciolini (AR)

22/11/2009


Paolo Ciuffoni Stanghini
L'AERONAUTICA NAZIONALE REPUBBLICANA


A seguire presentazione del libro di Angelo Abis:
L'ultima frontiera dell'onore
Al termine degli interventi, rancio comunitario.

Per prenotazioni potete contattare la sede della delegazione Romana


Presto in libreria

Sarà disponibile presto, presso la sede della delegazione Romana, l'ultimo lavoro di Filippo Giannini, del quale riportiamo una breve presentazione dell'autore:

“BENITO MUSSOLINI – NELL’ITALIA DEI MIRACOLI”
e poi: POVERA ITALIA

di Filippo Giannini

Una breve premessa: “Benito Mussolini – nell’Italia dei miracoli” è il titolo del mio ultimo libro che verrà distribuito quanto prima. Ma il titolo del libro rispecchia, in riduttivo, i miracoli compiuti in “quegli anni”. Dato che non è ancora in distribuzione, non credo di fare facile propaganda. E poi, anche se fosse…

Ricordo, dovevo avere sette-otto anni, frequentavo la scuola elementare Grazioli Lante della Rovere, a Roma, nel corso di una lezione la maestra, Signora Gandolfi, ci avvertì di tenerci pronti e avvertire i nostri genitori che era in programma una sorpresa: una gita scolastica. Venne il giorno, indossai la mia divisa di Figlio della Lupa e dalla scuola, con altre classi, prendemmo posto su un pullman e partimmo. Il breve viaggio si concluse quando giungemmo ai piedi di una collina spoglia di vegetazione dove era ad attenderci il Duce. Ci vennero consegnate delle piantine ed un bastone appuntito. Con un brevissimo discorso il Duce ci spiegò il motivo della nostra convocazione, poi si mise alla nostra testa ed iniziò a piantare quelli che poi, in futuro, sarebbero diventati alberi. Noi lo seguimmo e lo imitammo, consci di fare qualcosa di importante.
Oggi, a oltre settant’anni da quel giorno assistiamo ai miracoli dell’Italia democratica: l’Italia va in pezzi. Quello che allora, con mirabile previdenza fu compiuto, è stato distrutto. Il disboscamento, la cementificazione dissennata del territorio hanno fatto sì che si verifichino frane e smottamenti con morti e distruzioni. L’imponente patrimonio forestale e demaniale dello Stato realizzato, curato, protetto e incrementato grazie alla legge fascista n. 3267 del 30/12/1923 fu tradotta in realtà da Arrigo Serpieri, il quale con altri validi dirigenti forestali trasse in realtà norme sul . Si consideri che la superficie boschiva ereditata dal governo Mussolini ammontante a 4,5 milioni di ettari del 1920 fu portata a circa 6 milioni nel 1940. E questo significa un incremento di centinaia di milioni di alberi i quali, affondando le radici in profondità nel terreno lo solidificano, all’incirca come agisce il ferro nel cemento.
Era tanto sentita la cura e susseguentemente l’assetto territoriale che il Governo fascista istituì (come ha scritto Armando Casillo) . Aggiunge Casillo: . Certo! Se gli amministratori democratici di oggi avessero a cuore gli interessi del territorio almeno simile a quello che animava il male assoluto.
La saggia politica agraria ispirata e pilotata da Arrigo Serpieri promosse numerose leggi di carattere fondamentale, tra le quali, le più importanti: la legge N° 3256 del 30/12/23, sulla bonifica idraulica e della difesa del suolo; la legge N° 753 del 18/5/24 sulle trasformazioni agrarie di pubblico interesse.

Serpieri venne eletto deputato al Parlamento nel 1924, incari¬co rinnovato fino al 1935 quando fu nominato Senatore del Re¬gno e capo della Commissione Agricoltura. Dal Senato fu epurato nel dopoguerra dal Governo Bonomi perché fascista.
Come Sottosegretario di Stato organizzò e diresse i servizi per la prima applicazione della legge n° 3134 del 24/12/28 (Legge Mussolini) per la Bonifica integrale, le cui opere vennero af¬fidate all'ONC.
Le prime bonifiche, con impianti idrovori per il sollevamento delle acque, ebbero inizio nel basso Veneto e in Emilia. Nuova terra venne posta al servizio dell'agricoltura e, con essa, si crearo¬no nuovi posti di lavoro.
Dal suolo bonificato sorgono irrigazioni, si costruiscono stra¬de, acquedotti, reti elettriche, opere edilizie, borghi rurali ed ogni genere di infrastrutture. Con questa tecnica la bonifica di Serpieri va ben al di là del semplice prosciugamento e diventa strumento di progresso economico.

Dalle Paludi Pontine sorsero in tempi fascisti (così detti per indicare in poco tempo) vere e proprie città: Littoria, inaugura¬ta il 18 dicembre 1932, Sabaudia (giudicata uno dei più raffinati esempi di urbanistica razionale europea) il 15 aprile 1934; Pontinia, il 18 dicembre 1935; Aprilia, il 29 ottobre 1938; Pomezia, il 29 ottobre 1939. Nell'Agro Pontino furono costruite ben 3040 ca¬se coloniche, 499 chilometri di strade, 205 chilometri di canali, 15.000 chilometri di scoline. Furono dissodati 41.600 ettari di ter¬reno, furono costruiti quattordici nuovi borghi che portano il no¬me delle principali battaglie alle quali parteciparono i nostri fanti. La bonifica di Maccarese, nell'Agro romano, è un'altra im¬portante realtà: un’azienda modello agricolo-zootecnico-vivaistica, sorse su oltre 5 mila ettari di terreni bonificati con centinaia di case, campi sperimentali, caseifici, cantine sociali: tutto gestito da oltre 1500 lavoratori tecnici ecc.
La bonifica integrale continuava senza soste: quella dell'Isola Sacra a Roma, con la fondazione di Acilia e di Ardea; quella dove poi sorgeranno Fertilia (Sassari), Mussolinia (oggi Arborea-Oristano); quella del Campidano (Cagliari), quella di Metaponto (Matera). E così le bonifiche si estenderanno in Cam¬pania, Puglie, Calabria, Lucania, Sicilia, Dalmazia.
Questi miracoli venivano seguiti e apprezzati anche all’estero, tanto da muovere l’ammirazione e la curiosità di tecnici europei, americani e sovietici. Le Corbusier, il maestro del movimento moderno d’architettura, venne a Roma e in una conferenza tenuta all’Accademia d’Italia, ne elogiò i pregi.

Non possono essere dimenticate le grandi opere realizzate in Somalia, Eritrea e in Libia; a solo titolo d'esempio citiamo il la¬voro svolto da Carlo Lattanzi che visse per oltre quarant’anni sul¬la Quarta Sponda. Si deve alla sua instancabile attività la boni¬fica e la messa a coltura di ampie aree a grano, oliveti, vigneti, frutteti ecc. su oltre 2600 ettari di terreni aridi e sabbiosi.
Un cenno merita anche la gigantesca opera realizzata dall'in¬gegnere idraulico Mario Giandotti progettista di un poderoso canale che, attin¬gendo acque dal Po, irriga ampie aree di terreni coltivati nelle pro¬vince di Modena, Mantova, Bologna, Ravenna, Forlì. Oltre 340 chilometri di canali danno vita a ben 325 mila ettari di terreno.

Armando Casillo (dal cui lavoro abbiamo attinto alcuni dati) riporta i risultati delle bonifiche e delle leggi rurali. Ecco un som¬mario elenco: 5.886.796 ettari bonificati, tra il 1923 e il 1938, un confronto è necessario fra il periodo pre-fascista, quando in 52 anni nell'intera Penisola furono bonificati appena 1.390.361 etta¬ri. A queste vanno aggiunte quelle delle colonie, dell'Etiopia e, poi, dell'Albania. Si aggiungano 32.400 chilometri di strade; 5.400 acquedotti; 15 nuove città e centinaia di borghi; oltre un milione di ettari di terreno rimboscati; un milione di fabbricati ru¬rali; l'incremento della produzione che passò da 100 a 2.438; il lavoro agricolo per ettaro che aumentò da 100 a 3.618; i lavorato¬ri occupati nelle opere di bonifica e nei nuovi poderi superavano le 500 mila unità.
Politica territoriale se ne faceva anche in periodo pre-fascista, ma fu solo col fascismo che si parlò per la prima volta esplicitamente di “piani” – generali, speciali, zonali, di settore ecc – in altre parole il tutto veniva abbracciato in un programma strategico di sviluppo, il piano mussoliniano della società italiana.
Per presentare un parallelo con la società di oggi, possiamo sostenere che non tutte le iniziative del Ventennio in materia di assetto del territorio nacquero dal nulla; al contrario la politica fascista del territorio riprese e rilanciò vecchi progetti dell’età giolittiana, quando, cioè tutto si stava stancamente trascinando da anni di rinvii. Il fascismo avviò, in tutta Italia, con decisione quei lavori imprimendogli quelle caratteristiche dell’inconfondibile stile del Regime: scuole, prefetture, stadi, mercati, colonie e quant’altro fosse necessario, sia per l’assetto del territorio, che per la modernizzazione del Paese. Né va dimenticato che questo miracolo fu compiuto nel pieno della gravissima crisi congiunturale esplosa nel 1929. Non può mancare una nota antifascista (sempre quella nata dalla Resistenza); ha scritto Piero Palombo, a pag. 84 ne “L’Economia Italiana tra le due guerre”: <(…). Duole (sì, è scritto proprio così: duole, nda) ricordarlo: i primi ecologisti indossano l’orbace>.

Per tornare ai “miei alberelli piantati ai piedi di quella collina”, come ho scritto all’inizio, voglio doverosamente ricordare che in quell’epoca, che oggi non si può nominare, venne istituita la Festa degli Alberi, per proteggerli e incrementarli, festa caduta in disuso proprio perché voluta da Mussolini.
In questi giorni assistiamo al continuo, costante dissesto idrogeologico, alle disastrose frane avvenute in provincia di Messina e a Ischia che non sono che un microscopico esempio di come, oggi, il territorio sia stato abbandonato. Ma un richiamo ancora più severo va prospettato per la leggerezza (termine riduttivo, assolutamente improprio) con la quale sono state permesse costruzioni eseguite sino quasi alla bocca del Vesuvio. L’incuria, la superficialità criminale, la leggerezza di tutto ciò è solo un classico esempio di come la cura del cittadino non venga assolutamente presa in considerazione. Si pensi solo cosa potrebbe accadere se quel vulcano riprendesse ad eruttare, come è già accaduto in passato, con violenza ed improvvisamente.

Gli attuali amministratori dell’Italia antifascista e democratica (nata dalla Resistenza), “impelagati come sono a salvaguardare il presente e l’avvenire del popolo italiano” (bah!) non hanno tempo né modo (certe cose sono tassativamente proibite dal Diktat imposto dai liberatori) di ispirarsi alle iniziative dei grandi italiani, nomi come quello di Arrigo Serpieri del quale desidero, per terminare, aggiungere una brevissima nota. A questo grande italiano si debbono, oltre alle leggi sopra citate, anche quelle della bonifica integrale del 1928 e, soprattutto quella del 1933, a lui si deve anche la legge del 1940 per la colonizzazione del latifondo siciliano. Abbandonata la politica attiva, fu Rettore dell’Università di Firenze dal 1937 al 1943. Epurato dai liberatori, riprese l’insegnamento solo nel 1949.
Non bastano certo le presenti brevi considerazioni a rendere dell’Uomo un’immagine completa, sia per quanto riguarda il suo contributo scientifico, sia per ciò che si riferisce alle opere da Lui promosse. Volendo approfondire la Sua personalità citiamo le parole con le quali dettò il Suo testamento nel 1946: «Ho stracciato commosso un mio primo testamento scritto l'11 giugno 1940 primo giorno di guerra, con l'animo vibrante di fede nella vittoria e nell'avvenire della Patria; lo ri¬scrivo in uno dei più tristi periodi della mia vita, quando è crolla¬to quel fascismo nel quale avevo creduto;
quando l'Italia è tragicamente sconfitta, materialmente e moralmente rovinata; quando è pure caduta in rovina quella posizione sociale e quella modesta posizione personale che con quarant'anni di assiduo, onesto lavo¬ro avevo conquistato e pensato di poter godere - per me, ma soprat¬tutto per la mia Iole - nella vecchiaia. Quando la morte verrà sarà una liberazione. Iddio protegga e salvi l'Italia».
La preghiera NON è stata ascoltata da Dio.

Termino questa testimonianza ricordando che anche nella Repubblica Sociale Italiana, quindi nel periodo più grave, ma anche più puro, la cura del territorio continuò; ne fa fede quanto ha scritto Antonio Pantano nel suo libro “Ezra Pound e la Repubblica Sociale Italiana”, nel Capitolo “Edoardo Pantano (padre di Antonio Pantano) Commissario straordinario a Valenza nel 1944”: <(…). 6) Trasformazione radicale della provincia comunale dell’alluvione del Po, con impianto di 5300 pioppi, di 3000 salici e di 6000 talee in vivaio, per una superficie complessiva di 16 ettari. Utilizzazione di qualsiasi superficie, che ha portato a realizzare, tra l’altro, negli intervalli dei nuovi pioppi, un seminativo di 12 chilometri di fagioli. Piantagioni sperimentali di girasoli>. Nel paragrafo 8): . E tutto questo, ripetiamo, nel pieno di una guerra distruttiva, fra bombardamenti terroristici e altrettanto terroristici attentati dei partigiani e incitamenti al sabotaggio provenienti da Radio Londra, Radio Bari, Radio Napoli.
Questi erano gli uomini del miracolo di Mussolini. Poi sono arrivati i liberatori e ne godiamo le attività.


Ringraziamo l'autore per la recensione, per ordininare il libro si prega di contattare la sede allo 06/86217334, oppure tramite mail a fondazionersiroma@gmail.com

mercoledì 18 novembre 2009

Recensione conferenza 14 Novembre

Riceviamo e pubblichiamo :


In occasione della presentazione del saggio “I Legionari di Nettunia” edito dalla Herald Editore, saggio storico unico nei suoi contenuti, Sabato 14 Novembre presso i locali dell’associazione culturale Raido in Via Scirè a Roma, si è svolto un incontro denso di molti significati. All’evento, organizzato in collaborazione con la delegazione romana della Fondazione Istituto Storico della RSI, hanno partecipato l’autore del saggio il Dott. Cappellari ed il combattente RSI “fiamma Bianca” Stelvio Dal Piaz.
Dopo una breve introduzione da parte del Segretario della Delegazione Romana dell’Istituto Dott. Ottaviani, l’autore è subito entrato nel merito del lavoro editoriale.
Il saggio tratta infatti vicende inedite sopravvissute solamente nella memoria di chi le ha vissute e che fin’ora, come molti altri avvenimenti che compongono la nostra storia, la “cultura” ha pensato fosse meglio insabbiare. Quest’opera, tutt’altro che di carattere localistico, come il titolo potrebbe erroneamente tradire, è frutto di una rigorosa ricerca storica di oltre dieci anni e racchiude le avventure di questi ragazzi che, rispondendo positivamente alla chiamata del dovere, partirono dalla zona di Anzio e Nettuno per andare a combattere in alta Italia tra le file della Repubblica Sociale Italiana.
Vengono così ricostruiti molti fatti storici fin’ora rimasti oscuri, come il disarmo del presidio di Trino Vercellese della VII Brigata Nera, lo scontro di Monforte d’Alba della compagnia OP della GNR di Imperia o molti altri che si possono trovare nel libro e con cui Cappellari ha affascinato il pubblico presente. Storie eroiche di ragazzi che, seguendo la scelta dell’onore e mettendo da parte tutte le ambizioni personali ed i sogni che la giovinezza regala, non hanno più potuto vedere le loro famiglie, le loro fidanzate, le loro case conquistando così la gloria, divenendo degli esempi per l’eternità.
La testimonianza vivente, di un uomo che scelse di rimanere in piedi sopra le rovine, dopo le parole del giovane ricercatore della Fondazione Istituto Storico della RSI sono state quelle del combattente aretino Stelvio dal Piaz, rappresentante di quei giovani che con gran carattere non sono ancora tornati dal fronte e continuano la loro battaglia con altre armi.
Le situazioni che impone la guerra, le scelte e le responsabilità da assumere repentinamente che possono stravolgere la vita in maniera radicale, le emozioni che si provano sul fronte con i nemici a breve distanza. Tutto ciò Stelvio Dal Piaz lo ha consegnato come eredità agli ospiti della serata come solo un guerriero, poiché per lui sono esperienze di vita vissuta, è in grado di fare, trasmettendo quella soluzione di ethos e pathos che si può avvertire anche solo incrociandone lo sguardo.

Successivamente agli interventi dei relatori, oltre alle domande dal pubblico ed il vivace interevento della ausiliaria Nadia Sala, da sottolineare le riflessioni portate da Paolo Emiliani ed Ernesto Roli - graditi ospiti del’evento, che hanno agganciato le riflessioni offerte dai relatori alla attualità confermando le lungimiranti visioni dell’esperienza sotto le insegne della RSI.

Si ringrazia www.azionetradizionale.com

Novità editoriale

Disponibile presso la sede della Delegazione Romana la seguente novità editoriale:

…Come il diamante! I Carristi italiani 1943-‘45

La storia delle unità corazzate italiane nel periodo 1943-’45 viene narrato per la prima volta in un unico volume, con una dovizia di particolari e una veste grafica fuori dal comune. Anni di ricerche negli archivi italiani e tedeschi e decine di interviste ai reduci dei reparti hanno permesso di ricostruire nel dettaglio le vicende di tutti i reparti della RSI dotati di mezzi corazzati o blindati, con una trattazione suddivisa per arma di appartenenza e singole unità. Per la prima volta viene narrata l’evoluzione generale dell’arma carrista dell’ENR e vengono illustrati e analizzati i motivi che portarono a un sostanziale fallimento dei tentativi di creare importanti unità corazzate da affiancare alle divisioni di fanteria addestrate in Germania. Anche la sorte delle unità corazzate del Regno del sud viene per la prima volta narrata dettagliatamente. La parte iconografica utilizza in parte fotografie già note, molte delle quali riprodotte per la prima volta in modo impeccabile, identificate correttamente e ricollocate nel giusto momento storico, in parte invece interessanti fotografie inedite utili a chiarire molti aspetti, anche uniformologici, che finora non erano mai stati trattati nella pubblicistica. Gli organigrammi delle unità più importanti sono stati ricostruiti per la prima volta nel dettaglio e vengono anche pubblicati svariati documenti inediti.

Autori: Sergio Corbatti, Marco Nava
Editore:
Laran Editions
Pagine:
334 con 328 foto b/n, 36 documenti e 23 organigrammi; rilegato 21 x 29,50 cm.
Anno:
2008
Prezzo:
48 €

Per ordinazioni inviateci una mail

Incontro alla Fondazione RSI - Istituto Storico


22/11/2009
XXIII ANNIVERSARIO DELL'ISTITUTO STORICO RSI
Incontro con i Soci della Fondazione della RSI - Istituto Storico.
Ore 10.30, Comunicazione dell'Ing. Arturo Conti

A seguire: Paolo Ciuffoni Stanghini
L'AERONAUTICA NAZIONALE REPUBBLICANA
Presentazione del libro di Angelo Abis:L'ultima frontiera dell'onore
Al termine degli interventi, rancio comunitario.
La prenotazione è consigliata, la puntualità gradita!

sabato 7 novembre 2009

La parola ad un combattente sempre in prima linea

Riportiamo il seguente discorso pronunciato da Stelvio Dal Piaz Vicepresidente del Raggruppamento Nazionale Combattenti e Reduci R.S.I. - Continuità Ideale presso il cimitero monumentale del Verano in Roma -durante la commemorazione dell’assassinio dei 43 Legionari della Legione d’ Assalto M “Tagliamento”:



Cari Commilitoni, cari Camerati,
siamo qui riuniti per non dimenticare, siamo qui per ricordare il sacrificio di questi ragazzi.

La strage di Rovetta ha assunto per noi tutti un significato simbolico per l’età degli assassinati: il più anziano, il S.Tenente che li comandava, aveva solo 22 anni e giù fino a scalare ai quindicenni. Oggi 7 settembre é la vigilia dell’infausta e vergognosa resa senza condizoni. Siamo certi che come ogni anno, sempre qui a Roma, ci sarà una celebrazione ritualistica basata sullo stravolgimento di eventi che richiederebbero, viceversa, una lettura della Storia sulla base della verità. Mi riferisco a quanto avvenne a Porta S.Paolo dove, militari italiani, nel momento della vergogna, dell’abbandono e dello sfacelo della Nazione, rifiutarono – per senso dell’Onore - di farsi disarmare dai Tedeschi ancorché alleati. Si trascura di precisare però che, con la nascita delle R.S.l., la maggioranza degli stessi militari con in testa i loro ufficiali, militarono fino all’ultimo nelle Forze Armate Repubblicane. Ma noi sopravvissuti siamo consapevoli di vivere in un regime nato e cresciuto nella menzogna, nel servilismo allo straniero e nel tradimento. Per cui é nella logica delle cose che questi ragazzi di cui noi oggi vogliamo onorare il sacrificio, siano dimenticati dall’Italia ufficiale. Questi adolescenti in Camicia Nera impreziosita dall’ “M rossa” quale segno di gloria e di distinzione, appartenenti ad un reparto di eccellenza, per l’Italia ufficiale non sono morti, anzi, non sono mai esistiti. Il loro olocausto é ignorato dal sistema nato dal tradimento della Patria e noi sopravvissuti siamo qui oggi non per una cerimonia dal sapore nostalgicamente reducistico ma per compiere un atto politico nella loro Memoria, per riaffermare coerentemente la fedeltà all’Idea e per inchiodare alla loro responsabilità gli autori materiali e morali della strage. Autori che hanno un volto ed una loro fisicità ben precisa identificabile nella partecipazione dei partigiani comunisti nella veste di macellai, la responsabilità diretta e personale del solito “don Abbondio” e la presenza e la supervisione di agenti dei servizi anglo-americani. Per tutto ciò io non perdono e non me la sento – anche in questa circostanza - di invocare il perdono. Potremo parlare di perdono solo quando verrà resa giustizia a questi ragazzi, consapevole che non c’é giustizia senza verità.
Uno di questi adolescenti (che non dimentichiamolo, per la loro formazione morale e culturale rappresentavano la futura classe dirigente della Nazione italiana ! ) ha lasciato un piccolo biglietto con su scritto: “Sono morto per l’Italia !”.
Vi prego di riflettere sul tempo verbale della frase dato che non scrive: “muoio per l’Italia” come sarebbe stato più logico nella tragicità del momento. Egli, con l’animo sereno e nella consapevolezza del supremo sacrificio, era già di là e lanciava quest’ultimo messaggio, non solo ai familiari, ma soprattutto al Tribunale della Storia. Noi sopravvissuti abbiamo il dovere di raccogliere questo messaggio per trasmetterlo, nel suo significato etico, alle giovani generazioni ancora sensibili ai valori della nostra tradizione italiana ed europea.
(Stelvio Dal Piaz)

tratto da www.socialismonazionale.net


Stelvio Dal Piaz, sarà presente alla presentazione del libro del Dottor Cappellari presso la Sede della Delegazione Romana della Fondazione Istituto storico Rsi sabato il 14 novembre