mercoledì 30 settembre 2009

Recensione Conferenza del 26 Settembre

Riceviamo la recensione della conferenza del 26 settembre tenutasi presso l'associazione culturale Raido ed organizzata in collaborazione con la delegazione Romana dell'istituto storico RSI:

Il 26 Settembre Presso la sede della delegazione romana della Fondazione dell'istituto storico RSi si è tenuta la conferenza dal titolo Volontari. Il tema era quello del contributo dato dai volontari Italiani nelle Waffen SS, le cui divisioni si distinsero su tutti i fronti ed il loro valore venne riconsociuto dagli stessi nemici. L'affluneza di pubblico , di tutte le età è ai massimi livelli, l'organizzazione della sala perfetta; unica nota dolente, il fatto che il sig. Ferdinando Gandini, reduce della div. SS Leibstandarte Adolf Hitler, ed ospite della serata, poiché bloccato da un improvviso malore, non ha potuto presenziare…ma, come già ripetuto in conferenza, a lui va il più sincero augurio d’una rapida guarigione.

Arrivano le 18.30 ed il relatore Massimiliano Afiero, storico «per passione», curatore della rivista “Ritterkreuz”, ed autore di numerosi libri sull’argomento prende posto, e l’evento può incominciare. Subito dopo una breve introduzione di Raido, che annuncia la presentazione del suo nuovo Fascicolo dedicato ai volontari europei, è lo stesso Afiero ad aprire le danze. Dalle sue parole si evince subito la sua grande competenza in materia, arrivando subito al nocciolo della questione: le Waffen SS non come esercito prettamente germanico ed esclusivista – come viene dipinto oggi – ma, come un grande corpo combattente composto da popoli dell’Africa, dell’America, fino al Baltico e alla Turchia. Culture diverse ma, accomunate dalla stessa fede ardente: un esercito di “pari” dove gli ufficiali ed i sotto ufficiali mangiavano nella stessa mensa, e che vedeva in prima linea i gradi più alti, e non viceversa. Si è parlato poi molto delle vicende dei volontari italiani e si sono chiarite molte delle menzogne tutt’ora in voga sul loro conto. L’intervento di Afiero è servito soprattutto per far crollare i numerosi pregiudizi e le tante inesattezze storiche che sul conto dei soldati interni alle Waffen, ancora oggi si raccontano.

A fare le veci di Ferdinando Gandini è stato un video, girato in occasione di una visita allo stesso, in cui il combattente ha raccontato le sue incredibili vicissitudini al seguito della divisione Leibstandarte: dell’8 Settembre, di come è entrato a far parte delle SS, ed alcune esperienze di guerra vissute, ovviamente, in prima linea. Una voce, diretta e reale, che ha tenuto altissima l’attenzione del pubblico per gli oltre 20 minuti di filmato. Emozionante.


Una voce e una testimonianza che ci avrebbe fatto piacere fosse stata ascoltata anche dai tanti giornalisti e politici che in questi giorni tanto hanno parlato dell’evento, ma che imperversano negli errori storici e nelle solite, e ormai superate, posizioni ideologizzate spesso prive di fondamento.

lunedì 28 settembre 2009

Il paradiso è all'ombra delle Spade

Riceviamo dal nostro amico Argentino Juan Pablo Vitali il seguente articolo sulla similitudine tra il guerriero ed il poeta, riportaimo la nsotra traduzione in Italiano ed il testo spagnolo.

I bambini di fuoco e cenere
Una città devastata dal cielo


La poesia e la guerra sono nate insieme. Quando l'uomo brancola la morte, sente inevitabilmente il bisogno di vincolarsi a qualcosa di più alto di lui, superandola. I popoli indoeuropei ci hanno lasciato ampie prove di tale intento. La Bhagavad Gita, l'Iliade, le Saghe, il ciclo del Graal, i Cantori di Gesta. Fa tutto parte di un tentativo di vincere la morte attraverso simboli estetici, che sono anche i simboli sacri. Nell'istante estremo del combattimento è molto poco quello che può essere considerato essenziale. Gli antenati e gli dèi diventano allora parte del guerriero. Già vivono nello stesso mondo, sicuramente, il guerriero resta ancora vivo. Così vanno insieme la poesia e la guerra, perché i valori all'ultimo momento, sono in qualche modo assoluti, perché la morte fisica deve essere superata con un'anima immortale, che ci si è guadagnati in battaglia. Non c'è niente di più poetico che la morte di un guerriero. Questa morte comporta una modifica dell'universo stesso, nell’ eredità di sangue, nella comunità che lo ha generato e sicuramente anche nei mondi invisibili, dove continuano a vivere i guerrieri che lo hanno preceduto. Non c'è guerra senza poesia. La morte trasmuta il caduto, ipso facto, in un super-uomo. Non importa che un poeta non canta questa morte in particolare. Si può sostenere che non ci sono morti particolari quando si diventa un cittadino di questa repubblica aristocratica della morte con onore. Vi è certamente una gloria comune a tutti i fedeli. E due volte beati sono coloro che sinceramente hanno ben combattuto, lo hanno fatto per una giusta causa. Anche coloro che hanno sbagliato in buona fede avranno il loro paradiso, però gli onesti di giusta causa, senza dubbio, saranno elevati al rango di semi-dei.
Probabilmente è nell'apporto di sangue che risiede la bellezza assoluta di uno spirito poetico, perché la sensibilità del poeta e quella del guerriero sono simili. E' differente solo il modo di attraversare la realtà, in un viaggio verso una realtà superiore e pura, luminosa e fatale. Sovrumana, nel senso nietzschiano. Man mano che l'età oscura progredisce, risulta più raro trovare un'espressione o un atto eroico. Praticamente non ci sono più né poeti né guerrieri. Sono diventati parte di una realtà fuori dal tempo. Gli uomini di questo periodo stanno morendo in modo non trascendente. Il degrado rende la poesia difficile, che svanisce come svanisce la guerra secondo l'antico significato. Pochissimi uomini oggi riescono a capire il significato primordiale e sacro della poesia e della guerra. Un giorno, dopo millenni e millenni, il senso sacro delle cose tornerà ancora una volta ad esprimere nuovamente la sua vera dimensione. Nel frattempo, c'è sempre un piccolo spazio e un breve momento in cui la bellezza e il pensiero attraversano l'oscurità. Si tratta di un punto a volte piccolo, ma attraverso di esso possiamo attraversare l'eternità, come le nostre nonne infilavano il filo per cucire in un ago.

La poesía y la guerra nacieron juntas. Cuando el hombre tantea la muerte, siente indefectiblemente la necesidad de vincularse a algo más elevado que él mismo, superándola. Los pueblos indoeuropeos nos han dejado extensos testimonios de ese intento. El Bhagavad Gita, la Ilíada, las Sagas, el Ciclo del Grial, los Cantares de Gesta. Todo forma parte de un intento de superación de la muerte mediante símbolos estéticos, que son también símbolos sagrados. En el instante extremo del combate es muy poco lo que puede considerarse esencial. Los antepasados y los dioses se convierten entonces en parte del guerrero. Viven ya en un mismo mundo, definitivamente, aunque el guerrero se mantenga todavía con vida. Por eso van juntas la poesía y la guerra, porque los valores del último instante son de algún modo absolutos, y porque la muerte material debe ser superada por un alma inmortal que se lo ha ganado en la batalla. No hay nada más poético que la muerte de un guerrero. Esa muerte implica un cambio en el universo mismo, en la sucesión de la sangre, en la comunidad que lo ha engendrado y seguramente también en los mundos invisibles donde viven los guerreros que lo han precedido. No hay guerra sin poesía. La muerte convierte al caído, ipso facto, en un superhombre. No importa que un poeta no cante esa muerte en particular. Podría decirse que no hay muertes particulares cuando se ha ingresado como ciudadano en esa república aristocrática de la muerte con honor. Existe, sin duda, una gloria común a todos los leales. Y dos veces benditos son los que además de pelear sinceramente, lo hacen por una causa justa. Los sinceramente equivocados tendrán también su paraíso, pero los sinceros de justas causas se elevarán sin duda a la categoría de semidioses. En la entrega de la sangre está seguramente la estética absoluta de un espíritu poético, porque la sensibilidad del poeta y del guerrero son similares. Sólo es diferente su forma de atravesar la realidad, en un viaje hacia una realidad superior y pura, luminosa y fatal. Sobrehumana, en el sentido nietzscheano. A medida que la edad oscura avanza, resulta más extraño encontrar una expresión o una acción heroica. Ya casi no hay poetas ni guerreros. Se han convertido en parte de una realidad extemporánea. Los hombres de esta época se mueren de forma intrascendente. La degradación torna difícil la poesía, que desaparece como va desapareciendo la guerra en el sentido antiguo. Muy pocos hombres comprenden hoy el sentido primordial y sagrado de la poesía y de la guerra. Algún día, pasados milenios de milenios, ese sentido sacro de las cosas volverá, para expresarse nuevamente en su real dimensión. Mientras tanto, siempre hay un pequeño espacio y un breve instante donde la estética y el pensamiento atraviesan la oscuridad. Es un punto a veces mínimo, pero a través de él podemos atravesar la eternidad, como nuestras abuelas enhebraban el hilo de coser en una aguja.

Tratto da http://www.elmanifiesto.com/articulos.asp?idarticulo=3234

venerdì 25 settembre 2009

Salvo D'Acquisto

La falsa retorica antifascista si è appropriata di eroismi e benemerenze, inserendoli nella sua vacua storiografia. Come nel caso del Vice brigadiere Salvo D'Acquisto che, da Carabiniere in servizio sul territorio della RSI, viene camuffato da eroe resistenziale.

Tra i Carabinieri rimasti in servizio repubblicano e inquadrati nella LegioneTerritoriale di Roma, dal 16 dicembre 1942 Comandante della Stazione di Torrimpietra, è Salvo D’Acquisto (doc. C). Nato a Napoli il 15 ottobre 1925 è proprio a Napoli sepolto, in S. Chiara (a pag. 14, la lapide della tomba). Dopo aver combattuto in A.S. con la 606ª Sezione Carabinieri, viene scelto per un Corso Allievi Sottufficiali e consegue il grado di Vice Brigadiere alla Scuola Centrale di Firenze. E’ il Caduto-simbolo dei Combattenti per l’Onore, della guerra perduta, fucilato il 23 settembre 1943: D’Acquisto salva da rappresaglia di guerra, per l’attentato del giorno precedente al presidio tedesco di Torre Polidoro (doc. D), 20 ostaggi civili.

Vedi il numero di ACTA: http://www.istitutostoricorsi.org/pdf/Acta53.pdf

Ricordiamo nell'anniversario del suo sacrificio il vice brigadiere dei Carabinieri Salvo D'acquisto, che offrendosi volontariamente al sacrificio per un attentato da lui non commesso (la solita sciagurata "azione di guerra" per uccidere 2-3 tedeschi mettendo a rischio altre Vite innocenti, causa rappresaglie secondo leggi di guerra, senza ottenere nessun vantaggio n.d.r), ha permesso che venissero risparmiate numerose vite di civili innocenti. Che il suo esempio di coraggio e valore sia di monito a coloro i quali preferivano fossero altri a pagare per le proprie delittuose azioni.



La sera del 22 settembre 1943, un soldato di un reparto di SS insediatosi in una caserma abbandonata della Guardia di Finanza, rimane ucciso per lo scoppio di una bomba,due rimangono feriti.
Le versioni finora riportate si differenziano, i tedeschi "gridano" all'attentato, più probabile invece l'ipotesi di un incidente, magari rovistando imprudentemente in una cassetta con all'interno delle bombe a mano lasciata dagli "ex inquilini" della caserma, i finanzieri. La mattina seguente, comunque, la reazione dei tedeschi non si fa attendere, il comandante del reparto tedesco, recatosi a Torrimpietra per cercare il comandante della locale stazione dei Carabinieri, vi trova il vice brigadiere D'Acquisto, al quale ordina di individuare i responsabili dell'accaduto. Salvo tenta inutilmente di convincerlo che si è trattato di un incidente, inutilmente.
Più tardi, Torrimpietra è circondata dai tedeschi e 22 cittadini vengono rastrellati, caricati su un camion e trasportati presso la Torre di Palidoro, per essere fucilati. Salvo prova ancora una volta a convincere l'ufficiale tedesco della casualità dell'accaduto, ma senza esito. I tedeschi costringono gli ostaggi a scavarsi una fossa comune, alcuni con le pale, altri a mani nude. Per salvare i cittadini innocenti, Salvo (ovviamente totalmente estraneo ai fatti) si autoaccusa come responsabile dell'attentato e chiede che gli ostaggi vengano liberati (un gesto che ancora oggi rimane uno dei massimi esempi di coraggio e nobiltà d'animo nella storia del nostro Paese). Subito dopo il loro rilascio, il vice brigadiere Salvo D'Acquisto viene freddato da una scarica del plotone d'esecuzione.

tratto da: www. salvodacquisto.com



Una storia dimenticata...

Riceviamo e pubblichiamo:

PICCOLA MARTIRE SCONOSCIUTA

Passarono alcuni anni:io avevo cominciato a lavorare;un lavoro che mi piaceva,anche se a volte mi costringeva lontano da casa per qualche settimana;e fu durante una di queste mie assenze che mori una persona cara: Giobatta Vignolo,conosciuto come,un vecchio contadino dal quale avevo imparato molte cose,soprattutto saggezza e pazienza. Naturalmente,appena mi fu possibile,in occasione di un intervallo festivo,volli onorarlo con una visita al cimitero di Zinola. Fu un lungo giro, o meglio un pellegrinaggio, poichè erano già tante le persone a me care che non c' erano piu!

Quando mi avviai all'uscita, passando tra i due campi più prossimi al cancello, notai una coppia che stava sistemando dei fiori su una tomba, fiori che, in parte, coprivano la lapide, ma lasciavano intravedere le date: 1931 - 1945; mi tornò in mente l'aprile del '45 e...... ma non c'erano dubbi: quella data e quell'età corrispondevano alla giovane sconosciuta!

Esitai alquanto, poi chiesi ai due: "E' LA RAGAZZINA CHE HANNO UCCISO A FINE APRILE?"

La donna mi guardò con diffidenza, poi, con voce ostile, mi chiese: "Perchè?"; mi resi conto che stavo rivolgendomi ai genitori, persone profondamente ferite, che non avevano mai avuto giustizia (così aveva voluto il dominante terrore politico) ed io, un po' a disagio, ma senza recedere dal io proposito, risposi: "Se è lei, io l'ho vista laggiù contro il muro, come l'avevano lasciata dopo averla uccisa!"

La dura corteccia di rancore si stava aprendo e, dopo qualche istante, mi dissero: "Vieni pure, noi siamo i genitori".

Ebbi così modo di leggere per intero la lapide:

GIUSEPPINA GHERSI

Parlai brevemente della coincidenza che mi aveva portato a Zinola in quei giorni e, dopo qualche frase di circostanza, mi allontanai.

E fu a questo punto che scattò qualcosa, per cui tornai sui miei passi e chiesi se avessero una fotografia di Giuseppina; oggi penso che ciò fosse dovuto all'inconscia necessità di cancellare dal mo ricordo quel GIOVANE VOLTO MARTORIATO.

Mi parve di capire che la mia richiesta facesse loro piacere, perchè la donna mi rispose: Io qui con me non ho nulla, però se passi da casa nostra, certamente qualcosa posso trovare!"

Mi diedero l'indirizzo, ma poichè non potevo fissare il giorno a causa del mio lavoro, promisi che sarei passato da loro in un tardo pomeriggio festivo.

Dopo circa una settimana, come promesso, mi recai all'indirizzo avuto: Via Tallone (il numero civico non lo ricordo), una via che oggi ha cambiato nome; trovai, oltre ai genitori che già conoscevo, anche la zia di Pinuccua; mi accolsero con estrema cordialità, come fossi stato un vecchio amico e, se allora ne fui sorpreso, in seguito compresi l'isolamento che aveva circondato i signori Ghersi, considerati come appestati ( ed ancora peggio: FASCISTI) ed in malaugurato caso di incontro, i conoscenti e gli amici abbassavano gli occhi fingendo di non conoscerli! Questo era il clima in quel tempo "radioso"!

La signora Laura raccontò l'allucinante calvario suo e del marito: furono dapprima arrestati con la cervellotica accusa di aver avuto rapporti commerciali con i nazi-fascisti (gestivano un banco di frutta e verdura al mercato); si volle inoltre che venisse rintracciata la figlia Giuseppina: "E che diamine! VOGLIAMO SOLTANTO INTERROGARLA! CHE ALTRO POSSIAMO VOLERE DA UNA RAGAZZINA?"

Rassicurati da quella infame menzogna, sempre accompagnati da uomini armati, trovarono Pinuccua in casa di una conoscente e per la giovane fu l'inizio della fine.

Con voce rotta dai singhiozzi la signora Laura continuò: "Io non rividi più mia figlia viva! Ci sequestrarono le chiavi di casa e, mentre noi eravamo in prigione, ci portaqrono via tutto! Per tutto il periodo della prigionia ogni giorno arrivavano, mi picchiavano, mi minacciavano senza una ragione......."

Il suo pianto accorato creò una pausa nel suo racconto, ed io posi la domanda chiave che era all'origine di quell'omicidio: "MA PERCHE' FU UCCISA?"

Mi risposero un po' tutti, ovvero l'accusa ufficiale era spionaggio, accusa ridicoa data l'erà della vittima, però la zia azzardò un'altra ipotesi: Giuseppina aveva partecipato ad un concorso a tema per cui ricevette i COMPLIMENTI DAL DUCE IN PERSONA; poteva essere questo, la sua condanna a morte!

Poi ancora disse che, con molto coraggio, era andata nelle scuoli di Legino, diventate per l'occasione CAMPO DI CONCENTRAMENTO, dove Giuseppina era "detenuta" ed in effetti riusci a parlarle per pochi minuti: "ERA RIDOTTA IN UNO STATO PIETOSO; MI DISSE DI AVER SUBITO OGNI SORTA DI VIOLENZA........" (a questo punto tacque per pudore su tante nefandezze che la decenza lascia solo supporre).

Ero sconcertato e, se non avessi visto con i miei occhi l'oggetto di quel martirio, non avrei creduto a tanta ferocia! Comunque osai ancora chiedere: "Nessuno ha assistito alla sua morte?" Mi rispose il signor Ghersi: Ero io con lei; prima mi hanno preso a pugni e mi hanno colpito col calcio del fucile, perchè volevo difendere mia figlia, POI HANNO UCCISO PINUCCIA A CALCI!". Azzardai una domanda: "Ma non le avevano sparato?" Con voce alterata mi rispose : "Le spararono un colpo allaq nuca, ma la mia bambina era morente, o forse già morta!".

Per ciò che ricordo, la mia visita volgeva al termine, ma al momento del commiato, ricordai qualcosa che mi aveva colpito e ancora chiesi:

"SCUSATEMI, MA PINUCCIA AVEVA FORSE UN ANELLO AL DITO?" Dopo un momento di perplessità la zia della bambina mi rispose "SI CERTO! UN ANELLINO D'ORO, ma perchè me lo chiedi?" Abbassai il capo e mormorai: "No niente, chiedevo così."

Lasciai quella casa intrisa di dolore e, scendendo le scale, ebbi la sensazione che non avrei più rivisto nessuno di loro; e infatti fu proprio così.

Stava piovigginando quando uscii in strada; avevo tanta rabbia dentro.

Non potevo accettare l'ingiustizia, da qualunque parte pervenisse, non potevo accettare l'idea che i criminali fossero da una sola parte; non riuscivo a capire perchè, dopo aver eliminato la "tirannide" si sognasse alla guida della nostra nazione dei tiranni così spietati e feroci.......

Dal cielo buio una fine acquerugiola mi scorreva sul viso; meglio così per passare inosservato tra la gente.

Molto, molto tempo dopo lessi che forse un poeta, forse un disperato disse che gli occhi velati di lacrime vedono molto lontano.....

Ma allora non potevo saperlo

Tratto da www.ragazzidelmanfrei.it

mercoledì 23 settembre 2009

Novità in libreria

Siamo lieti di segnalare l'ultimo libro di Giuliano Fiorani dal titolo:

Vite spezzate La guerra Civile COME - DOVE - QUANDO
Ministoria Documentata


Il volume sarò presto disponibile presso la sede della Delegazione Romana della fondazione Istituto storico RSI sita in Via Scirè 21/23 00189 Roma, per ordini contattarla allo 06/86217334

Riportiamo di seguito un estratto dall'introduzione del libro:

" Ritengo che l'introduzione di questo lavoro, spetti all'autore che meglio ne conosce i limiti e le intenzioni. Chi leggerà fino alla fine questo libro, si accorgerà che questo non vuole essere come tutti gli altri, di storia e analisi politica: Il mio intento nel compilare queste pagine, che vi accingete a sfogliare, sono un'esposizione ragionata e documentata, sulla tragedia che ha colpito “Casa Nostra”, durante il periodo della guerra civile dal 1943 al 1945.
Ho voluto mettere assieme persone e fatti, con dati e documenti, una cronistoria per dimostrare come, quando e da chi è incominciata la guerra civile nel loverese (29-11- 1943). Come, quando e chi l'ha finita la guerra civile nel loverese (8-6-1945). Con le terribili conseguenze che hanno portato morti, divisioni, lutti e ancora morti a casa nostra.
Quanto affermo in questo mio lavoro, è controllabile, avendo consultato in prevalenza scritti di partigiani (Brasi, Berta, Brak, Archetti), di antifascisti (Operti, Verdina, Censi), documenti ufficiali e “Pagine di diario”. Piero Operti (noto antifascista) in una lettera aperta al Presidente della Repubblica, in un minuscolo ritaglio di verità storica “Melma e sangue”, scrive: “Dire che agli ultimi di novembre del 1943, in un incontro avvenuto al caffè della stazione di Monchiero tra Maurizio, capo della resistenza a fianco di Longo, e un generale dell'Esercito, allora capo delle forze clandestine armate del Piemonte per investitura del C.L.N. regionale, Maurizio, suggerendo al generale i criteri della lotta, gli disse che bisogna “fare del rumore” e spiegò che per rumore intendeva due cose: primo, ammazzare i fascisti e tedeschi isolati onde provocare ogni volta l'impiccagione di persone del luogo e quindi alimentare nella popolazione l'odio contro gli uni e gli altri; secondo, far saltare dei ponti senza preoccuparsi se interessassero o non le comunicazioni degli occupatori, ma allo scopo di provocare altre rappresaglie e di approfondire nel popolo il senso drammatico dell'ora vissuta anche dove non erano giunte le rovine dei bombardamenti”. Questo lavoro, è il frutto di una decisione personale, contro i falsi miti, contro le reticenze e contro le tante menzogne raccontate, dove i “Buoni” erano sempre da una parte, la loro; mentre i “Cattivi” sono tutti gli altri. Quanto vado a dimostrare modestamente, è l'altra faccia della storia: la Storia di “Casa nostra”. Per ricordare come iniziò la guerra civile nel loverese. Ricordare che inizia il 29 novembre 1943 con una dubbia azione partigiana, quella azione che i “BUONI” chiamano dimostrativa e di finanziamento, dove vengono ammazzati il Paolo Rosa e Giuseppe Cortesi. Quell'azione partigiana portò al rastrellamento del 7 dicembre 1943. In Val Supine, vengono catturati sei partigiani e liberati degli ostaggi, tra i questi il Valentino Fabbri che era stato catturato durante l'azione all'ILVA di Lovere. Altri sei partigiani vengono catturati a Grumello del Monte, mentre il tenente Locardi viene preso a Milano, a casa della moglie. Totale 13 persone.
Quell'azione che voleva essere dimostrativa e di finanziamento, costerà la vita ai 13 partigiani: fucilati il 22 dicembre 1943. Ricordiamolo, così è iniziata la guerra civile nel loverese; guerra che i “BUONI” preferiscono chiamare resistenza.
Vediamola l'altra faccia della resistenza. Con le sue ombre, con i suoi morti, ma anche con i suoi momenti crudeli. Inizio con la precisa cronologia di quei giorni; vanno dal 25 luglio 1943, dalle
dimissioni di Mussolini, al Comitato di Pacificazione Cittadino, all'8 settembre con l'Italia divisa in due. Proseguo con la ricostruzione di quei terribili momenti; vanno dal 28 novembre 1943, con l'inaugurazione della nuova sede del Fascio Repubblicano di Lovere, al 29 novembre con l'uccisione di Rosa e Cortesi. Dal 7 dicembre con il rastrellamento, al 22 dicembre con 13 partigiani fucilati e con la guerra civile che seguì. All'appello del Brasi sulla vendetta. Ai morti che seguono dopo il 25 aprile 1945. Ai comunicati di Brasi: ancora morte. Alle pagine di diario di due fucilati contro. All'8 giugno 1945, quando la guerra civile nel loverese finisce per mano partigiana in riva al lago.

lunedì 21 settembre 2009

Raduno veterani della Decima MAS

www.heraldeditore.it/cappellari.htm

RADUNO NAZIONALE DEI VETERANI DELLA DECIMA MAS

“IL FUTURO”

AVIOSUPERFICIE ARMA

CLUB “LE GRUGNOLE” – NETTUNO (RM)

La S.V. è invitata

Sabato 26 settembre 2009 alle ore 15:00

alla presentazione del libro

I Legionari di Nettunia.

I caduti della Repubblica Sociale Italiana di Anzio e Nettuno (1943-1945)

di Pietro Cappellari

Organizzazione:

publio.cosentini@decimamas.info

cell. 329.35.14.583

Per gli utenti di Facebook: www.facebook.com/home.php?ref=home#/event.php?eid=133691649410&index=1

La presentazione si terrà presso

l’Aviosuperficie ARMA – Club “Le Grugnole”

in Via delle Grugnole

a Nettuno (Roma)

nell’ambito del

Raduno Nazionale Veterani della Decima MAS

“Il Futuro”


domenica 20 settembre 2009

Conferenza 26 settembre presso la Sede della delegazione Romana dell'Istituto Storico RSI

La conferenza Volontari si terrà presso la sede della Delegazione Romana dell'Istituto, sita in Via Scireè 21/23 Roma.
Il tema trattato sarà il contributo dato dai volontari Italiani nelle Waffen SS, in particolare verrà presentato il nuovo lavoro dello storico Massimo Afiero sulle azioni belliche di quella che divverrà una armata pan europea.
Purtroppo per un improvviso malore, non potremmo avere onore di ospitare, il Signor Gandini unico volontario Italiano nella divisione Leibstandarte, nonchè testimone e partecipante ai combattimenti della sacca dei Cherkassy, dello sbarco di Normandia e in parte delle Ardenne.
Verrà comunque proiettato una sua intervista che i membri della Delegazione hanno preparato appositamente per l'evento.


E' gradita la prenotazione allo 06/86217334

VINCERE!


Riceviamo e pubblichiamo:

La presunta bigamia del Duce (le nozze fantasma)

Guerra 1915-18: Mussolini ai primi di settembre 1915 si trova a Brescia con i commilitoni della sua classe in un reparto di addestramento.
Viene raggiunto per alcuni giorni da Rachele con la piccola Edda, nata il 3-9-1910.
Il 13 settembre con il suo reparto lascia Brescia, destinazione Cividale, poi con marcia di avvicinamento fino a San Pietro al Natisone.
Era assegnato al'8ª compagnia del 33º battaglione, 11º reggimento bersaglieri. Mussolini al fronte si ammala di ITTERO CATARRALE e il 24 novembre viene ricoverato all'ospedale militare di Cividale. Rachele, avvertita, con Edda di cinque anni, lo raggiunge lassù con un viaggio terribile, in un carro bestiame carico di muli. In quell'ospedale riceve la visita del fratello Arnaldo e di qualche amico. Avviene pure il primo incontro di Mussolini col Re Vittorio Emanuele, venuto a visitare i soldati feriti e infermi. Dopo tredici giorni di cure, Mussolini è in via di miglioramento e il 9 dicembre viene mandato in convalescenza all'ospedale Collegio degli Angioli di Treviglio (BG).
Al redattore del “Popolo d'Italia” che si recò a farle visita raccontò: ...“Sono stato aggredito da qualche microbo insidioso nascosto in un bicchiere d'acqua equivoca. Ma l'ho ormai debellato.
Ora debbo guarire e presto. Ti sembrerà stravagante, ma io sento acuta nostalgia della trincea...”. Anche all'ospedale di Treviglio, Rachele accorsa prontamente, confidò a Benito che la precedente visita a Cividale ha lasciato delle conseguenze, è nuovamente incinta (Vittorio
nascerà a settembre del 1916). Decisero di unirsi in matrimonio con regolare rito civile e, il 16 dicembre 1915, come recita l'atto di matrimonio N° 55 del Comune di Treviglio:
“Avanti a me Bonomi Commendatore Ingegnere Carlo, Sindaco, Ufficiale dello Stato Civile vestito in forma ufficiale, sono personalmente comparsi: 1º il signor Mussolini Benito di anni trentadue insegnante, celibe nato a Predappio, residente a Milano, figlio di Alessandro
residente a Predappio e di Maltoni Rosa residente a Predappio.
2º Guidi Rachele di anni venticinque, casalinga, nubile, nata a Predappio, residente a Milano, i quali mi hanno chiesto di unirli in matrimonio, a questo effetto mi hanno presentato i documenti sotto descritti, e all'esame di questo, i quali muniti del mio visto, inserisco nel volume degli allegati a questo registro, risultandomi nulla ostare alla celebrazione del loro matrimonio, ho letto agli sposi gli articoli centotrenta, centotrentuno, centotrentadue del Codice Civile, e quindi ho domandato allo sposo se intende prendere in moglie la qui presente Guidi Rachele e a questa se intende prendere in marito il qui presente Mussolini Benito, ed avendomi ciascuno risposto affermativamente a piena intelligenza dei testimoni sotto indicati, ho pronunciato in nome della legge che i medesimi sono uniti in matrimonio. A quest'atto sono presenti: Limenta Fernando, Castagnoli..., Della Vedova..., Bariani Arrigo, testimoni tutti maggiorenni...”.
L'atto di matrimonio chiude con l'elencazione dei documenti presentati, la firma degli sposi: Benito Mussolini e di Rachele Mussolini Guidi. Poi le firme dei testimoni e infine la firma dell'Ufficiale di Stato Civile.
Questo, sta a dimostrare che Benito e Rachele si sono uniti civilmente in matrimonio il 16 dicembre 1915 a Treviglio, provincia di Bergamo. Perché in seguito si verrà a parlare di matrimonio segreto con Ida Dalser e di bigamia? Vediamolo. Quando il 18 dicembre la Dalser saputo che Mussolini era ricoverato all'ospedale di Treviglio, con in braccio il neonato Benito Albino si recò a farle visita.
Mussolini la ricevette a letto e riusci a calmarla e tranquillizzarla, con promesse generiche e a congedarla. Mussolini il 21 dicembre è in licenza a Milano e il 16 gennaio 1916 riparte da Milano per Treviglio e poi nuovamente al fronte. Nel frattempo la Dalser: l'11 gennaio era riuscita a portare Mussolini dal notaio milanese Giuseppe Buffoli e in presenza di testimoni a argli firmare una dichiarazione dove “il bambino chiamato attualmente Benito Dalser” era figlio suo.
Con questo documento la Dalser diede inizio ad una serie di pratiche legali e di continue scenate a Rachele. Quella dichiarazione del notaio servirà alla Dalser di spacciarsi come moglie di Mussolini e ad avere dal Comune di Milano, nell'ottobre 1916, la tessera per i sussidi settimanali, spettanti ai congiunti e ai famigliari dei militari al fronte.
La dichiarazione resa e firmata da Mussolini davanti al notaio e poi la tessera sussidio del Comune, faranno sorgere l'equivoco sulla presunta bigamia del Duce, fino ai giorni nostri con il film del regista Marco Bellocchio “Vincere”, dove ricostruisce il matrimonio fantasma di Mussolini con la Dalser. E' bene ricordare che: la Dalser il 19 maggio 1916, aveva citato in tribunale Benito Mussolini “per la tutela del minore Benito Albino” e per il risarcimento danni materiali e morali per la seduzione subita e per la non mantenuta promessa di matrimonio.



Giuliano Fiorani

lunedì 14 settembre 2009

Presentazione libraria del nuovo lavoro di Piero Cappellari a Nettuno

Logo Istituto Storico RSI - Terranuova Bracciolini

http://www.proloconettuno.it/sito/immagini/logo05.jpg

Pro Loco Nettuno

stema

http://www.heraldeditore.it/img/logo_herald_nuovo2.jpg

www.heraldeditore.it

ROMA

http://idata.over-blog.com/2/99/01/18/etichette.jpg

www.heraldeditore.it/cappellari.htm

SALA DEI SIGILLI – FORTE SANGALLO

NETTUNO

La S.V. è invitata

Sabato 19 settembre 2009 alle ore 18:00

alla presentazione del libro

I Legionari di Nettunia.

I caduti della Repubblica Sociale Italiana di Anzio e Nettuno

(1943-1945)

di Pietro Cappellari

Introdurrà Marco Silvestri con il brano “Non ho tradito”

Interverranno:

Cav. Dott. Marcello Armocida

Prof. Alberto Sulpizi

Organizzazione:

ares753@tele2.it

cell. 339.33.28.550

Per gli utenti di Facebook: http://www.facebook.com/event.php?eid=266627415332

La presentazione si terrà nella

SALA DEI SIGILLI del FORTE SANGALLO

in Piazza San Francesco

a Nettuno (Roma)




sabato 12 settembre 2009

Una foto di tempi lontani da terre lontane

Un nostro amico e collaboratore argentino Juan Pablo Vitali, ci invia la seguente foto che ritrae una adunata di Camice Nere a La Plata, capitale della provincia di Buenos Aires, verso la metà degli anni 30, la pubblichiamo ritenendola una testimonianza storica importante.


mercoledì 9 settembre 2009

8 settembre 1943-8 settembre 2009

Riceviamo e pubblichiamo il seguente intervento:
Leggo e trascrivo:

NAPOLITANO CELEBRA L’8 SETTEMBRE – (Ansa) ROMA 8 Settembre – Il Presidente Giorgio Napolitano ha reso omaggio ai caduti della Liberazione durante le celebrazioni per l’8 settembre. Tra gli 87 mila caduti (?) nella Liberazione –


ha sottolineato Napoletano – ci sono stati tanti partigiani e militari che hanno combattuto per ridare libertà, indipendenza e dignità all’Italia, i valori fondamentali che oggi bisogna sottolineare alla vigilia, io spero, dell’inizio dell’attività celebrativa del 150/o anniversario dell’unità nazionale>.
La cerimonia si sarebbe svolta a Porta San Paolo a Roma dove, dicono, avrebbe avuto inizio la Resistenza. Infatti in quel luogo le truppe italiane, al comando del Generale Solinas, si opposero a quelle germaniche il 9 e il 10 settembre 1943. Fra le tante omissioni, falsificazioni, strane dimenticanze, il Presidente Napolitano non ha ricordato che dopo i combattimenti il Generale Solinas e la maggior parte dei suoi Granatieri, chiesero e ottennero di continuare a combattere, a fianco dei naturali alleati, i tedeschi, contro i veri invasori, gli angloamericani.
Certe quisquilie si possono dimenticare…
Non voglio in questa sede ricordare l’illegittimità del Governo Badoglio, le menzogne raccontate ai nostri alleati (i tedeschi), né la fuga del governo, del Re e dello Stato Maggiore, né la vergogna della consegna della nostra Flotta ai nemici (gli angloamericani), caso unico nella storia mondiale. Non voglio ricordare quanta falsità è contenuta nell’asserzione di Giorgio Napolitano circa il “ridare libertà, indipendenza e dignità” al nostro Paese. Infatti, anche dopo ben sessantasei anni dalla firma della capitolazione, l’Italia soggiace tuttora ai diktat contenuti nell’Armistizio Corto, nell’Armistizio Lungo, nel Trattato di Pace firmato a Parigi nel 1947. Ben comprendo che molti giovani (e non solo loro) non capiranno a cosa mi riferisco, ma è sufficiente ricordare che molte clausole di quanto indicato, sono tuttora segregate, tanto i Liberatori sono stati spietati nei nostri confronti. La “resa militare senza condizioni” fu imposta dagli Angeli del Bene: Franklin D. Roosevelt e Winston Churchill. Una resa mai pretesa nei secoli passati, in questi termini, ad un Paese sconfitto militarmente.
Ed io, Filippo Giannini, dovrei festeggiare questo “crooked deal” (sporco affare, così fu battezzata la resa italiana dell’8 settembre 1943 dal generale americano Dwigt Eisenhower)? Il sottoscritto MAI parteciperà a questa ignominia.
Da questa situazione disonorevole ci fu chi soffrì più di ogni altro. Per esempio (ma ci furono tanti casi simili) il Comandante Carlo Fecia di Cossato, ex Comandante del sommergibile Tazzoli, il migliore fra i sommergibilisti oceanici, che poteva vantare bem 86.485 tonnellate di naviglio angloamericano affondato.
Capisco che ricordando la figura di Carlo Fecia di Cossato, farò un dispettuccio al presidente Napolitano, ma egli è forte e reggerà all’urto.
Carlo Fecia di Cossato, rientrato in Italia dalla sede dei sommergibilisti italiani di Bordeaux, ebbe il comando dell’Aliseo che fu, a seguito delle condizioni della capitolazione, costretto a condurre, con i segnali della resa, nei porti inglesi. Da questo trauma Fecia di Cossato non si riprese più; non poté dimenticare che gli inglesi per sottolineare ancor più lo scherno, avevano imposto alla ancora poderosa Flotta italiana l’oltraggio di seguire una piccola corvetta greca che faceva da battistrada alle navi italiane che entravano nel porto, mentre gli equipaggi inglesi, dalle loro tolde, indirizzavano ai nostri marinai motti di disprezzo e di derisione. Mai, prima di allora, a nessuna marina del mondo era stata inflitta una umiliazione simile.
Il Capitano di fregata Carlo Fecia di Cossato, Medaglia d’Oro per le imprese compiute, il 27 agosto 1944 scrisse alla madre una lettera che è ben nota in certi ambienti, ma ben celata dalla storiografia ufficiale.

Ecco il testo:
.
Al termine della lettera Carlo Fecia di Cossato si uccise con un colpo di pistola.
C’è un signore, molto vicino al Presidente Napoletano che mi scrive avvertendomi che lui canta “Bella ciao, ciao, ciao”. E tu, amico lettore, con chi ti riconosci? Con Napolitano e compagno o con Carlo Fecia di Cossato?

www.filippogiannini.it


lunedì 7 settembre 2009

Conferenza 26 settembre presso la Sede della delegazione Romana dell'Istituto Storico RSI

Il tema trattato sarà il contributo dato dai volontari Italiani nelle Waffen SS, in particolare verrà presentato il nuovo lavoro dello storico Massimo Afiero sulle azioni belliche di quella che divverrà una armata pan europea.
Avremmo poi l'immenso onore di ospitare, se le condizioni di salute lo permetteranno, il Signor Gandini unico volontario Italiano nella divisione Leibstandarte, nonchè testimone e partecipante ai combattimenti della sacca dei Cherkassy, dello sbarco di Normandia e in parte delle Ardenne.
La conferenza si terrà presso la sede della Delegazione Romana dell'istituto Storico RSI, Sita in Roma Via Scirè 21/23.

E' gradita la prenotazione allo 06/86217334

Seminario del 5 Settembre

Si è concluso domenica sera il primo seminario organizzato presso la sede dell'isituto Storico della Rsi a Terranuova Bracciolini; i due giorni di Lavori hanno visto una ottima affluenza di pubblico, in particolar modo giovani, provenienti da diverse regioni d'Italia, I temi affrontati sono stati seguiti con vivo interesse, ma non sono mancati i momenti conviviali e di svago.
Domenica è stato presentato l'ultimo lavoro del ricercatore Dott. Piero Cappellari, dal titolo "I Legionari di Nettunia", riportiamo un breve contributo video della avvicente presentazione. Il lavoro , frutto di quindici anni di ricerche presso gli archivi storici e i familiari delle vittime, è stato supportato fin dall'inizio dalla struttura dell'istituto che ha dato piena disponibilità in termini di documenti, a volte inediti, e di contatti. Il testo del Dottor Cappellari sottolinea l'impotanza ai fini della tramandazione degli eventi storici del nostro passato, della figura del ricercatore storico che attualmente è quasi totalmente assente in Italia, l'istiuto si propone, tra gli altri fini, proprio tale lavoro di formazione di una figura così fondamentale. Il testo del Dottor Cappellari è disponibile presso la sede della delegazione romana, lo si può ordinare telefonando allo 06/86217334.



E' stata fissata la data del prossimo semninario che sarà per il finesettimana del 21/22 novembre. In questa occasione, verranno anche organizzati dei turni di lavoro per la manutenzione dell'edificio che ospita l'istituto, tali lavori si terranno la mattina di sabato 21 novembre. Chiunque avesse la disponibilità di attrezzatura o di materiali è pregato di inviare una lista all'email della delegazione romana.

venerdì 4 settembre 2009

Seminario 5 Settembre

Ricordiamo che sabato 5 settembre 2009 si terrà, presso la sede dell'istituto storico della RSI a Terranuova Bracciolini (Ar), il primo dei tre incontri dedicati allo studio della storia della Repubblica sociale Italiana, attraverso il racconto delle eseprienze di chi ha vissuto quei momenti.
Riteniamo superfluo sottolineare quanto sia di fondamentale importanza la partecipazione a questi incontri, nel puro spirito della tramandazione, non solo di nozioni storiche, ma di valori che si incarnano nello stile di vita; trasmissione che nessun libro, per quanto sia ottimamente scritto, potrà mai dare.

Il programma di massima è il seguente, presto avremmo notizie più dettagliate:

Mattino: MARO’ X MAS lezione di Emilio Maluta
Pomeriggio: SOTTOTENENTE GNR lezione Giuseppe Domenico Jannaci

Invitiamo tutti gli interessati a fornirci quanto prima la loro adesione , telefonando presso la nostra sede allo 06/86217334 oppure inviandoci una mail a

giovedì 3 settembre 2009

3 SETTEMBRE 1939: INIZIAVA COSI’ LA SECONDA GUERRA MONDIALE

Francia e Gran Bretagna responsabili della morte dell’Europa


Con le dichiarazioni di guerra degli Imperi francesi e britannico alla Germania del 3 settembre 1939, il Vecchio Continente sprofondava in quello che passò alla storia come il Secondo conflitto mondiale.

Tuttavia, questa data è stata rimossa dai manuali di storia, intenti ad attribuire al Reich la deliberata volontà di scatenare una guerra planetaria dagli esiti apocalittici. E, infatti, oggi nessuno mette in discussione la data del 1° settembre 1939 come data di inizio del quel conflitto.

Ma cosa accadde veramente questo giorno?

Prima ci tolleri il lettore una breve “retrospettiva”. Dopo la conclusione della Prima Guerra Mondiale, la Germania – come gli altri Stati sconfitti – venne duramente punita. La Pace di Versaglia, che provocherà un’instabilità tale da condurre a un secondo conflitto, venne studiata appositamente per garantire l’egemonia dei due Imperi-guida che avevano trionfato, anche a scapito dell’Italia che della coalizione vincente faceva parte.

Francia e Gran Bretagna decisero di punire la Germania e, tra le varie vessazioni imposte al Reich sconfitto, vi fu quella della costituzione della Libera Città di Danzig (Danzica) che de iure spezzava in due la continuità geografica della Germania e de facto permetteva l’incunearsi della Polonia in territorio tedesco, fino al Mar Baltico (all’epoca la Polonia era uno Stato continentale e non aveva accessi al mare).

Il ritorno alla Madre Patria di Danzig fu sempre nell’agenda di tutti i Governi germanici, ma la debolezza dello Stato tedesco e l’incapacità degli “amministratori” della Repubblica di Weimar frustrarono ogni ipotesi di “ritorno”.

Le cose cambiarono con l’avvento al potere del Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori Tedeschi, i cui sostenitori si diffusero massicciamente in tutti i territori irredenti del Reich.

Anche a Danzig (95% di popolazione di origine germanica) i nazionalsocialisti ottennero la maggioranza e si schierarono compattamente per il ritorno alla Madre Patria.

Nel 1938, un referendum condotto sotto controllo di osservatori neutrali della Confederazione Elvetica confermò in maniera schiacciante – se ce ne fosse stato il bisogno – il desidero della città tedesca di riunirsi al Reich.

Danzig irredenta per i Germanici divenne un simbolo, come Trieste irredenta lo era stata per gli Italiani.

Ma Francia e Gran Bretagna, che ostacolavano il sorgere della potenza “concorrente”, fecero blocco e si schierarono nettamente contro ogni mutamento dei confini imposti alla Germania dal Trattato di Versaglia.

Nell’ottobre 1938, Hitler chiese palesemente alla Polonia la restituzione di Danzig, ma il Governo polacco, nel timore di perdere il suo unico accesso al mare e forte dell’appoggio internazionale, rifiutò sdegnosamente tutte le offerte germaniche.

Le reiterate proposte tedesche e i continui rifiuti del Governo polacco fecero comprendere che per salvaguardare i diritti del popolo di Danzig l’unica soluzione doveva essere affidata alle armi.

Nell’agosto 1939, il Reich concluse un patto di non aggressione con l’Unione Sovietica, il cui obiettivo era quello di neutralizzare il forte esercito della Polonia con un duplice attacco: da oriente e da occidente. L’URSS, come pegno per il suo intervento, si assicurava addirittura i 2/3 dell’intero territorio polacco!

Il Governo della Polonia, consapevole della situazione, ma ancora sicuro di poter giocare le sue carte, proclamò la mobilitazione generale, respingendo anche l’ultima “ragionevole proposta” – come venne definita dalla Gran Bretagna – della Germania.

Stanche di pazientare e provocate dall’atteggiamento intransigente dei Polacchi, il 1° settembre, le Divisioni tedesche e un contingente della Repubblica Slovacca attaccarono.

Il 3 settembre 1939, Francia e Gran Bretagna utilizzarono questo conflitto “locale” per dichiarare guerra alla Germania, sapendo benissimo di scatenare una guerra mondiale.

Le alte probabilità che nel conflitto potesse essere coinvolta anche l’Italia – legata al Reich dal Patto di Acciaio – fanno ipotizzare che i due Imperi francesi e britannico volessero liquidare non solo la potenza continentale tedesca, ma anche quella italiana, la cui espansione marittima nel Mediterraneo e coloniale in Africa turbavano e irritavano le diplomazie dei due Governi democratici.

Del resto, Francia e Gran Bretagna decisero di attaccare solo la Germania e non l’URSS le cui Armate, dal 17 settembre, “scorazzavano allegramente” in territorio polacco.

Che la “difesa” della Polonia fosse stata solo un pretesto per scatenare una guerra mondiale in funzione anti-germanica e anti-italiana è dimostrato dal fatto che, quando l’URSS richiese formalmente di inghiottire nella sua zona di influenza tutta l’Europa orientale – compresa la Polonia – le “candide vestali” della democrazia britannica e francese accondiscesero al progetto, tradendo altresì i soldati dell’Armata polacca che combattevano valorosamente al loro fianco in Italia nella speranza di tornare un giorno nella loro Polonia, libera da ogni straniero.

La Seconda Guerra Mondiale arriverà ben presto a coinvolgere il Giappone, che nella sua espansione stava travolgendo gli interessi franco-britannici in Asia. Si ricordi che l’Impero del Sol Levante era in guerra “locale” con la Cina fin dal 7 luglio 1937. Strano che anche questa data non venga utilizzata come data di inizio del Secondo conflitto…

Francia e Gran Bretagna fecero molto male i loro conti. L’esercito francese – il più forte del mondo nel 1940 – venne travolto dalle Divisioni corazzate del Reich con una rapidità impressionante, mentre quello inglese – che vantava la Marina da guerra più forte del mondo – dovette ben presto chiedere aiuto ai “cugini” statunitensi.

L’entrata in guerra degli USA – che da tempo aspiravano a un conflitto mondiale per far rientrare la crisi decennale, per eliminare la minaccia giapponese e imporsi come Stato-guida – determinò la svolta.

A essere travolte dallo schiacciante strapotere statunitense, però, non furono solo le Armate dell’Asse, ma anche i sogni di gloria britannici (quelli francesi, orami, erano sepolti da un pezzo).

L’Inghilterra si troverà così a vincere una guerra sapendo di averla persa politicamente.

Questo declinò porterà con sé il crollo dell’intera Europa, oggetto della duplice occupazione sovietico-americana. Quell’occupazione a cui ancor oggi è costretta e che ha la sua chiara espressione nelle centinaia di basi militari statunitensi sparse in tutto il Vecchio Continente e nella farsa delle guerre “umanitarie” per l’“esportazione della democrazia”.


Pietro Cappellari

Ricercatore

Fondazione RSI

Istituto Storico

L'ultimo saluto all'ausiliaria scelta Raffaella Duelli

Riceviamo il seguente invito dagli amici dell'associazione Campo della memoria :

Sabato 5 settembre alle ore 10,30 ci ritroveremo davanti all'ingresso principale del Cimitero Monumentale del Verano in P.le del Verano - Roma, per accompagnare l'Ausiliaria Scelta Raffaella Duelli alla sua ultima dimora.
Portate una rosa rossa alla nostra Raffaella.
DECIMA !
ASSOCIAZIONE CAMPO DELLA MEMORIA
ASSOCIAZIONE COMBATTENTI X^ FLOTTIGLIA MAS - RSI
Alberto Indri

martedì 1 settembre 2009

Presentazione libraria del nuovo lavoro di Piero Cappellari









In occasione del Seminario che si terrà Il finesettimana del 5/6 Settembre presso la Fondazione R.S.I. Istituto Storico a Terranuova Bracciolini siamo lieti di segnalare la presentazione del lavoro del ricercatore storico Pietro Cappellari, per informazioni sul libro e prenotazioni dello stesso potete contattare direttamente la sede della delegazione Romana allo 06/86217334

FONDAZIONE DELLA RSI

ISTITUTO STORICO

Terranuova Bracciolini (AR)

SEMINARIO DI STUDI STORICI SULLA RSI 2009

La S.V. è invitata

Domenica 6 settembre 2009 alle ore 10:00

alla presentazione del libro “I Legionari di Nettunia”

di Pietro Cappellari

Organizzazione: Elisa Verardi (elisaverardi@libero.it)

Info sul libro: www.heraldeditore.it/cappellari.htm


Per gli utenti di FB: http://www.facebook.com/event.php?eid=231729345275#/event.php?eid=134932585621

La presentazione si terrà nella sede della

FONDAZIONE DELLA RSI – ISTITUTO STORICO

in Via Pian di Maggio

a Cicogna di Terranuova Bracciolini (Arezzo)

nell’ambito del Seminario di Studi Storici sulla RSI 2009

Commemorazione dei caduti di Rovetta


27 SETTEMBRE 2009 – ORE 10,30

Roma - Cimitero del Verano

COMMEMORAZIONE DEI CADUTI DI ROVETTA

visita alla Tomba dove riposano i resti dei 43 Legionari trucidati a Rovetta

VISITA IL SITO : http://www.comitatoonoranzecadutidirovetta.blogspot.com/