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mercoledì 9 giugno 2010

Recensione della lezione dello storico Cappellari a Nettuno

Riceviamo e pubblichiamo:

LA WEST VIRGINIA UNIVERSITY A NETTUNO

Corso di studio per trenta studenti universitari americani


Sono arrivati a Nettuno una trentina di studenti universitari della West Virginia University per seguire un corso di studio sulla cultura italiana.

Il corso è stato organizzato del Presidente dell’ACISEL (Associazione Cooperazione Internazionale di Studio e Lavoro) Prof. Salvatore Pelargonio, che si è valso dell’opera e della professionalità pluriennale del Prof. Giorgio Pagliuca, Presidente dell’ICIT e incaricato dei rapporti culturali internazionali della Città di Nettuno per conto dell’Assessorato alla Cultura e alla Pubblica Istruzione.

Si tratta del primo corso universitario che vede come epicentro Nettuno e rappresenta l’inizio di un’importante e straordinaria iniziativa culturale dell’ACISEL che farà della nostra cittadina il punto di riferimento di molte università straniere.

Il corso prevede una serie di lezioni interdisciplinari sulla cultura italiana e una serie di escursioni nelle città del Lazio come Roma, Cerveteri, Pontinia, i Colli Albani, dove gli studenti universitari potranno sviluppare la conoscenza della lingua e, soprattutto, conoscere di persona il vivere quotidiano degli Italiani, la loro storia, la loro cultura, la loro civiltà.

Tra le prime attività che hanno destato particolare interesse tra i ragazzi statunitensi vi è stata l’escursione di domenica 6 giugno a Nettuno.

La prima tappa è stata al Cimitero Militare Americano, dove il Dott. Pietro Cappellari, ricercatore della Fondazione della RSI – Istituto Storico, ha tenuto una lezione sulla Campagna d’Italia (1943-1945) e lo sbarco di Nettunia. Gli studenti americani hanno potuto seguire una lezione con uno sfondo davvero eccezionale: gli enormi dipinti della cappella del mausoleo. Attraverso l’ausilio di un laser sono stati descritti i movimenti delle truppe, le battaglie più importanti, le azioni che hanno contrassegnato la guerra in Italia. Una lezione affascinante e accattivante. Per la prima volta i ragazzi universitari sono venuti a conoscenza di pagine non scritte nei libri di storia – anche nei loro! – come le tragiche vicende legate agli stupri di massa compiuti dal Corpo di Spedizione Francese in Ciociaria.

A fine lezione sono stati donati dall’ACISEL ai Professori statunitensi e alla biblioteca della West Virginia University alcune copie dell’ultimo lavoro del Dott. Cappellari, Lo sbarco di Nettunia e la battaglia per Roma.

Successivamente, gli studenti sono stati “affidati” al Prof. Alberto Sulpizi, uno dei più importanti storici del territorio nettunese. E’ stata visitata la Chiesa di San Francesco, il Forte Sangallo e il borgo medioevale. Le affascinanti esposizioni del Prof. Sulpizi hanno avuto come sfondo i panorami romantici del Cavone, che hanno fatto innamorare più di qualche studentessa.

Poi, la passeggiata per Piazza Colonna e Via dello Steccato, una passeggiata intessuta da aneddoti e curiosità abilmente cantate dallo storico di Nettuno.

In Via del Baluardo, il “rompete le righe”, dopo un’intensa giornata all’insegna della storia, della cultura e delle tradizioni nettunesi.

Per gli studenti un po’ di svago. L’indomani si ricomincia con lo studio: un concerto di musica classica e popolare tenuto dalla Corale Città di Nettuno, sotto la straordinaria e poetica regia della Prof.ssa Ivana Moser.

Claudio Cantelmo


domenica 3 maggio 2009

Etica Guerriera

Un breve estratto della conferenza intitolata Etica Guerriera, tenuta da professor Mario Polia,durante il campo di formazione tenutosi presso la sede della Fondazione a Terranuova Bracciolini i giorni 1,2,3 Maggio.
La forma semplice con la quale il professore tocca ed illustra temi profondi e spesso di difficile comprensione ci mostra come la vera cultura sia diversa dalla erudizione dove si ricercano e si fa sfoggio di termini e parole difficili, spesso per non dire proprio nulla.


mercoledì 29 aprile 2009

riceviamo e segnaliamo


Riceviamo e pubblichiamo la lettera inviata dal Gruppo di ricerche storiche "Pino Tosca" di Modugno (BA) al sindaco di Bitonto, per una "svista" in una lapide di un caduto appartenente alla divisione Monterosa

"... Il Gruppo ricerche storiche “Pino Tosca” promuove ricerche sulle tradizioni locali e sui caduti di tutte le guerre. Attualmente stiamo svolgendo una ricerca sui caduti pugliesi del periodo 1943/1945. Segnaliamo alla S.V. di aver verificato, da documentazione in possesso dell’Associazione ex combattenti Divisione Alpina Monterosa, che il Sergente Piselli Rocco di anni 25, già residente nel Vs.Comune e fucilato il 5 maggio 1945 a guerra conclusa da partigiani della Brigata Garibaldi in Mezzenile (TO), è stato tumulato nel Sacrario presente nel cimitero di Bitonto con lapide che attribuisce invece l’uccisione ai tedeschi. Per inciso si ricorda che il 5 maggio 1945 i soldati tedeschi erano già rientrati in Germania e che l’Italia era occupata dagli Angloamericani. Pertanto si chiede alla S.V. di voler promuovere in Consiglio Comunale la rimozione della scritta presente sulla lapide sostituendola con: Sergente Piselli Rocco Div. Alpina Monterosa fucilato a guerra conclusa il 5/5/1945 a Mezzenile (TO). Ciò per onestà e rispetto della memoria storica del caduto. Per quanto sopra, si ringrazia e si inviano cordiali saluti..."

rimaniamo in attesa di ulteriori sviluppi della ricerca portata avanti dal gruppo "Pino Tosca"

venerdì 10 aprile 2009

SI TORNA A PARLARE DELLA “FOSSA DI LEONESSA”

Nuova indagine del Ministero della Difesa

Il 26 agosto 2004, una missione archeologica guidata dal Gr. Uff. Prof. Mario Polia, nella zona di Fuscello di Leonessa (Rieti), ritrovò quella che sembrò essere una fossa comune. A poca distanza da alcune rovine medioevali vennero rinvenuti frammenti ossei di indiscutibile appartenenza umana.
Dopo aver smosso delle zolle di terra, fu riporta alla luce la parte inferiore di uno scheletro umano, la cui datazione approssimativa risultò essere di 50 anni. Della missione archeologica faceva parte anche il Cav. Uff. Dott. Pietro Cappellari, ricercatore della Fondazione della RSI – Istituto Storico, da anni impegnato nello studio della guerra civile sull’Appennino umbro-laziale.
L’approssimativa datazione faceva risalire i resti al periodo della seconda guerra mondiale, quando su queste montagne si verificarono stragi germaniche e non pochi omicidi compiuti dai partigiani.
Il ritrovamento di più ossa fece pensare che in quella fossa fossero presenti i resti di almeno due persone. Infine, il rinvenimento di un proiettile all’interno di un muro crivellato da colpi sembrò dipingere una classica scena di esecuzione sommaria.
Vennero allertati i Carabinieri e il tutto fu affidato alla Magistratura. Nessuno si sbilanciò nell’identificare il corpo – o i corpi – anche se, in quel vallone, nei primi mesi del 1944, avvennero episodi mai chiariti come la scomparsa del Comandante partigiano Mario Lupo – secondo alcuni ucciso dai comunisti a causa del suo moderatismo –; la scomparsa di una ragazza sequestrata dai ribelli a Polino (Terni) e mai più ritrovata; l’uccisione di due combattenti della RSI i cui corpi scomparvero nel nulla. Tutti episodi rimossi dalla memoria collettiva e su cui scese una ferrea cappa di silenzio ed omertà.
Nonostante le gravi ipotesi di reato quali strage, vilipendio ed occultamento di cadavere, la Magistratura reatina, nell’assoluta mancanza di indizi in grado di ricostruire i fatti, non poter far altro che archiviare l’inchiesta.
«Altro probabilmente non si poteva fare – commenta Pietro Cappellari, attualmente Vicepresidente della Delegazione di Roma della Fondazione della RSI – anche se stupisce il silenzio generale su una scoperta così inusuale. E’ come se nessuno volesse immischiarsi in questa faccenda, timoroso di scoperchiare chissà quale vaso di Pandora. Per il solo sospetto che quei resti potessero essere di caduti della RSI, oppure configurare crimini partigiani, tutti se ne sono lavate le mani. Eppure nulla è emerso con certezza, quei resti potevano essere di chiunque. L’unica consolazione è la comparsa sul luogo dei ritrovamenti di una croce posta da mani ignote. L’abbiamo ribattezzata “croce silente”, una croce in memoria di tutti i caduti della RSI a cui è stato negato il diritto alla memoria: essa rimane silenziosa in mezzo ai boschi ad indicare alle generazioni future chi ha sacrificato la propria vita per la Patria. Molto romantico, ma ciò non ci deve far dimenticare che, nel 2004, non tutte le ossa poterono essere recuperate. In virtù di ciò, nell’ottobre scorso, abbiamo presentato un esposto al Commissariato Generale Onoranze Caduti in Guerra – che si occupa di tutelare anche le sepolture dei combattenti della RSI – segnalando quanto a suo tempo denunciammo alla Magistratura. Il 9 marzo 2009, il Commissario Generale Gen. C.A. CC Vittorio Barbato ci ha comunicato che ha interessato il Comando Provinciale dei Carabinieri di Rieti “affinché provveda ad effettuare gli opportuni ed approfonditi accertamenti volti a verificare la presenza nella zona di resti umani”. Così a quasi cinque anni dalla scoperta si torna a parlare della “fossa di Leonessa”. Speriamo che le indagini, nonostante il tempo trascorso, trovino una giusta conclusione e magari possano aiutare a comprendere cosa effettivamente accadde nel “vallone della morte” in quei primi mesi del 1944».



Lemmonio Boreo