venerdì 25 settembre 2009

Una storia dimenticata...

Riceviamo e pubblichiamo:

PICCOLA MARTIRE SCONOSCIUTA

Passarono alcuni anni:io avevo cominciato a lavorare;un lavoro che mi piaceva,anche se a volte mi costringeva lontano da casa per qualche settimana;e fu durante una di queste mie assenze che mori una persona cara: Giobatta Vignolo,conosciuto come,un vecchio contadino dal quale avevo imparato molte cose,soprattutto saggezza e pazienza. Naturalmente,appena mi fu possibile,in occasione di un intervallo festivo,volli onorarlo con una visita al cimitero di Zinola. Fu un lungo giro, o meglio un pellegrinaggio, poichè erano già tante le persone a me care che non c' erano piu!

Quando mi avviai all'uscita, passando tra i due campi più prossimi al cancello, notai una coppia che stava sistemando dei fiori su una tomba, fiori che, in parte, coprivano la lapide, ma lasciavano intravedere le date: 1931 - 1945; mi tornò in mente l'aprile del '45 e...... ma non c'erano dubbi: quella data e quell'età corrispondevano alla giovane sconosciuta!

Esitai alquanto, poi chiesi ai due: "E' LA RAGAZZINA CHE HANNO UCCISO A FINE APRILE?"

La donna mi guardò con diffidenza, poi, con voce ostile, mi chiese: "Perchè?"; mi resi conto che stavo rivolgendomi ai genitori, persone profondamente ferite, che non avevano mai avuto giustizia (così aveva voluto il dominante terrore politico) ed io, un po' a disagio, ma senza recedere dal io proposito, risposi: "Se è lei, io l'ho vista laggiù contro il muro, come l'avevano lasciata dopo averla uccisa!"

La dura corteccia di rancore si stava aprendo e, dopo qualche istante, mi dissero: "Vieni pure, noi siamo i genitori".

Ebbi così modo di leggere per intero la lapide:

GIUSEPPINA GHERSI

Parlai brevemente della coincidenza che mi aveva portato a Zinola in quei giorni e, dopo qualche frase di circostanza, mi allontanai.

E fu a questo punto che scattò qualcosa, per cui tornai sui miei passi e chiesi se avessero una fotografia di Giuseppina; oggi penso che ciò fosse dovuto all'inconscia necessità di cancellare dal mo ricordo quel GIOVANE VOLTO MARTORIATO.

Mi parve di capire che la mia richiesta facesse loro piacere, perchè la donna mi rispose: Io qui con me non ho nulla, però se passi da casa nostra, certamente qualcosa posso trovare!"

Mi diedero l'indirizzo, ma poichè non potevo fissare il giorno a causa del mio lavoro, promisi che sarei passato da loro in un tardo pomeriggio festivo.

Dopo circa una settimana, come promesso, mi recai all'indirizzo avuto: Via Tallone (il numero civico non lo ricordo), una via che oggi ha cambiato nome; trovai, oltre ai genitori che già conoscevo, anche la zia di Pinuccua; mi accolsero con estrema cordialità, come fossi stato un vecchio amico e, se allora ne fui sorpreso, in seguito compresi l'isolamento che aveva circondato i signori Ghersi, considerati come appestati ( ed ancora peggio: FASCISTI) ed in malaugurato caso di incontro, i conoscenti e gli amici abbassavano gli occhi fingendo di non conoscerli! Questo era il clima in quel tempo "radioso"!

La signora Laura raccontò l'allucinante calvario suo e del marito: furono dapprima arrestati con la cervellotica accusa di aver avuto rapporti commerciali con i nazi-fascisti (gestivano un banco di frutta e verdura al mercato); si volle inoltre che venisse rintracciata la figlia Giuseppina: "E che diamine! VOGLIAMO SOLTANTO INTERROGARLA! CHE ALTRO POSSIAMO VOLERE DA UNA RAGAZZINA?"

Rassicurati da quella infame menzogna, sempre accompagnati da uomini armati, trovarono Pinuccua in casa di una conoscente e per la giovane fu l'inizio della fine.

Con voce rotta dai singhiozzi la signora Laura continuò: "Io non rividi più mia figlia viva! Ci sequestrarono le chiavi di casa e, mentre noi eravamo in prigione, ci portaqrono via tutto! Per tutto il periodo della prigionia ogni giorno arrivavano, mi picchiavano, mi minacciavano senza una ragione......."

Il suo pianto accorato creò una pausa nel suo racconto, ed io posi la domanda chiave che era all'origine di quell'omicidio: "MA PERCHE' FU UCCISA?"

Mi risposero un po' tutti, ovvero l'accusa ufficiale era spionaggio, accusa ridicoa data l'erà della vittima, però la zia azzardò un'altra ipotesi: Giuseppina aveva partecipato ad un concorso a tema per cui ricevette i COMPLIMENTI DAL DUCE IN PERSONA; poteva essere questo, la sua condanna a morte!

Poi ancora disse che, con molto coraggio, era andata nelle scuoli di Legino, diventate per l'occasione CAMPO DI CONCENTRAMENTO, dove Giuseppina era "detenuta" ed in effetti riusci a parlarle per pochi minuti: "ERA RIDOTTA IN UNO STATO PIETOSO; MI DISSE DI AVER SUBITO OGNI SORTA DI VIOLENZA........" (a questo punto tacque per pudore su tante nefandezze che la decenza lascia solo supporre).

Ero sconcertato e, se non avessi visto con i miei occhi l'oggetto di quel martirio, non avrei creduto a tanta ferocia! Comunque osai ancora chiedere: "Nessuno ha assistito alla sua morte?" Mi rispose il signor Ghersi: Ero io con lei; prima mi hanno preso a pugni e mi hanno colpito col calcio del fucile, perchè volevo difendere mia figlia, POI HANNO UCCISO PINUCCIA A CALCI!". Azzardai una domanda: "Ma non le avevano sparato?" Con voce alterata mi rispose : "Le spararono un colpo allaq nuca, ma la mia bambina era morente, o forse già morta!".

Per ciò che ricordo, la mia visita volgeva al termine, ma al momento del commiato, ricordai qualcosa che mi aveva colpito e ancora chiesi:

"SCUSATEMI, MA PINUCCIA AVEVA FORSE UN ANELLO AL DITO?" Dopo un momento di perplessità la zia della bambina mi rispose "SI CERTO! UN ANELLINO D'ORO, ma perchè me lo chiedi?" Abbassai il capo e mormorai: "No niente, chiedevo così."

Lasciai quella casa intrisa di dolore e, scendendo le scale, ebbi la sensazione che non avrei più rivisto nessuno di loro; e infatti fu proprio così.

Stava piovigginando quando uscii in strada; avevo tanta rabbia dentro.

Non potevo accettare l'ingiustizia, da qualunque parte pervenisse, non potevo accettare l'idea che i criminali fossero da una sola parte; non riuscivo a capire perchè, dopo aver eliminato la "tirannide" si sognasse alla guida della nostra nazione dei tiranni così spietati e feroci.......

Dal cielo buio una fine acquerugiola mi scorreva sul viso; meglio così per passare inosservato tra la gente.

Molto, molto tempo dopo lessi che forse un poeta, forse un disperato disse che gli occhi velati di lacrime vedono molto lontano.....

Ma allora non potevo saperlo

Tratto da www.ragazzidelmanfrei.it

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