venerdì 8 maggio 2009

Conferenza Del professor Polia tenuta al campo di FormAzione 1,2,3 Maggio


Mario Polia ha tenuto la seconda conferenza di questo campo. La serietà dei suoi studi, ma soprattutto la sua coscienza e la sua consapevolezza nel vivere e nell'incarnare la Tradizione, lanciano in ogni incontro l'attenzione dell'ascoltatore verso l'assoluto. Ascoltare Polia significa sollecitare quel Dio dormiente che è in ogni uomo.

Il tema di questo incontro è stato quello dell'etica e della mistica della guerra. L'essenza del suo intervento si potrebbe sintetizzare in una bellissima frase di un manifesto della R.S.I. appeso proprio nella sala della conferenza: La vittoria e la sconfitta sono nelle mani di Dio.

La guerra, per il guerriero delle civiltà tradizionali - per il romano - è vissuta come un dramma, come estrema ratio necessaria per ristabilire un ordine in terra. E' molto interessante rilevare come il termine bellum derivi dalla parola duellum, il quale designava l'usanza presso i popoli antichi, di decidere le sorti della guerra attraverso uno o più duelli tra i condottieri dei due eserciti. Questo avveniva nella più totale consapevolezza che le sorti di una guerra combattuta sulla terra dipendevano da ben altro che dalla forza materiale ma, solo dalle forze celesti che sovrastano il mondo. E' esattamente quanto riferito da Corneliu Codreanu, quando ci ricorda che: "le guerre sono vinte da coloro che hanno saputo attrarre dai cieli le forze misteriose del mondo invisibile e assicurarsi il concorso di queste". Proprio questa consapevolezza regnava nel cuore dell'uomo romano ed antico, concependo la guerra come momento in cui la volontà divina si manifestava in terra a favore di uno o dell'altro contendente: proprio per questo il duello era sufficiente per capire la volontà degli dei. Non vi era bramosia di potere o desiderio di gloria alla base della guerra ma, volontà di assolvere alla volontà degli dei.

Non a caso le truppe romane venivano sovente rappresentate con a capo l'aquila, la quale era manifestazione di Giove che le guidava. Niente di tutto questo, naturalmente può essere riscontrato nella deviazione moderna della guerra tecnologica in cui al corpo a corpo sono stati sostituiti i missili e le bombe nucleari.

Ma dov'è oggi la nostra guerra? Quale il campo di battaglia ove impegnarsi per combattere una guerra giusta? Polia ci ricorda come secondo la tradizione indù il campo di battaglia è sovente associato al cuore. Ed è proprio partendo da questa semplice analogia che è possibile capire come sia proprio il nostro cuore il campo di battaglia più importante dove si combatte la santa guerra contro sè stessi: contro il nemico dell'ozio, del vizio dell'abbandono, del disimpegno ... lì le truppe della luce e delle tenebre sono schierate in attesa della nostra scelta. E cosÏì seduti tra questi quadri e queste foto appese sulle mura di questa sala, che ci rammentano di nobili esempi, la risposta non può essere che una: Luce, Luce, Luce!

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