mercoledì 28 ottobre 2009

Nascita di una divisione

Riceviamo il seguente articolo dello storico Massimiliano Afiero, per maggiori informazioni potete contattare direttamente l'autore:

La Legione SS Italiana

di Massimiliano Afiero
Introduzione

Dopo la caduta del Fascismo e la destituzione di Benito Mussolini (25 luglio 1943), malgrado il clima di sfacelo e di disordine che invase tutto il paese, moltissimi soldati italiani, soprattutto quelli di sicura fede fascista, vollero confermare la loro volontà di continuare a combattere al fianco dell'alleato germanico, presentandosi volontariamente presso i comandi militari tedeschi. La maggior parte di essi aveva già intuito le prossime mosse del nuovo governo italiano presieduto dal maresciallo Badoglio, prossimo a tradire la Germania nazionalsocialista e a vendersi agli alleati. Al Reichsfuehrer Himmler, iniziarono a giungere da varie località soprattutto all'estero, segnalazioni di arruolamenti volontari da parte dei soldati italiani. Già il 28 luglio numerosi italiani della Milizia fascista a Zagrabia, si presentarono alle autorità tedesche chiedendo espressamente di essere arruolati nella Waffen SS. Qualche giorno dopo arrivò la notizia che episodi analoghi si erano verificati nel Sud Tirolo, anche qui i miliziani si stavano presentando come volontari ai centri di arruolamento, destinati agli altoatesini di etnia tedesca, che in base agli accordi tra Hitler e Mussolini, potevano scegliere di arruolarsi in formazioni germaniche. Himmler in persona seguì con molto interesse la vicenda, diramando subito disposizioni per accogliere al meglio i volontari italiani e riservare loro un trattamento speciale.
Dopo aver accolto nella sua Waffen SS volontari provenienti da ogni angolo dell'Europa, il Reichsfuehrer accarezzò subito l'idea di costitutire reparti SS italiani. Dopo alcune settimane di confusione assoluta, durante le quali le segnalazioni di reparti che chiedevano di continuare a combattere al fianco dei tedeschi si moltiplicarono, il 31 agosto Himmler inviò ai vari centri di raccolta un messaggio segreto (Felddkommandostelle-SS Tgb.Nr.35/128/43 g.), dove specificò il comportamento da assumere nei riguardi dei volontari italiani: i militari dell’esercito dovevano essere incorporati nella Wermacht, mentre i membri della Milizia fascista nella Waffen SS.

L’8 settembre 1943 con l’annuncio dell’armistizio tra il governo Badoglio e gli alleati, i tedeschi attuarono i piani Alarico (invasione dell'Italia) ed Achse. Quest'ultimo prevedeva il disarmo e la cattura di tutti i militari italiani sul territorio nazionale e all'estero. Le truppe tedesche entrarono in Italia dal nord senza incontrare nessuna resistenza: le nostre divisioni si dissolsero nel nulla. La maggior parte dei soldati venne catturata dai tedeschi e trasportata verso i campi di concentramento in Germania e in Polonia, circa 600.000 uomini. Nel settore balcanico, alcuni reparti non accettarono di consegnare le armi ai tedeschi, e si difesero fino alla morte, mentre altri reparti decisero di collaborare da subito con le forze germaniche. Si comportarono cosi anche i militari italiani, della base atlantica di Bordeaux in Francia, i marinai di Danzica e le unità Mas dislocate sul Mar Nero.

I RIBELLI DELL’8 SETTEMBRE

Dopo il tradimento italiano dell’8 settembre, malgrado l'annuncio dell'armistizio, che dai più fu visto come la fine della guerra indesiderata, molti reparti italiani ed in particolare le camicie nere aggregate alle divisioni del regio esercito, espressero subito la loro volontà di continuare a battersi al fianco dei tedeschi. Molti furono subiti inquadrati nelle formazioni germaniche ed inviati prima linea. Particolare attenzione fu riservata al personale specializzato, utile ai tedeschi per la continuazione della guerra. Il 15 settembre l'OKW diramò un nuovo ordine (Nr.005282/43 g.) dove venne nuovamente specificato il trattamento da riservare ai militari italiani: "…lasciare le armi a coloro che volevano continuare a combattere e riservare loro un buon trattamento in modo da non lederne l'onore di soldati". Circa l'utilizzo dei militari italiani sorsero però alcuni dubbi. In generale l'idea era di utilizzarli come forza di polizia o in formazioni per combattere le bande ribelli all'estero. Altre ipotesi prevedevano il loro impiego esclusivamente nelle formazioni ausiliarie della Wehrmacht o nelle formazioni paramilitari, come la Todt, l'NSKK e altre.

Nasce la Milizia Amata

A risolvere la situazione ci pensò lo stesso Mussolini, che dopo la sua liberazione dalla prigionia sul Gran Sasso (12 settembre), chiese espressamente ad Hitler la formazione di due divisioni della Milizia inquadrate sotto il comando della Waffen SS e da impegnare contro le forze alleate sul fronte italiano. Il Duce chiese di inquadrare principalmente elementi provenienti dai reparti della Milizia e dalle unità dell'esercito che si erano distinte al fronte. I volontari italiani avrebbero indossato l'uniforme SS con le mostrine con il fascio littorio. Seguendo il desiderio del Duce, dalla metà di settembre, Himmler ordinò di raggruppare in un unico campo di raccolta tutti i militari italiani ancora disposti a combattere al fianco della Germania, sia dell'esercito che della Milizia. Il 24 settembre 1943 Himmler annunciò la nascita della Legione SS italiana (Italienische Waffenverbände der SS),

come unità "Bestandteil" (affiliata) alle Waffen SS. La sua funzione era quella di presiedere alla formazione ed all'addestramento delle nuove unità italiane, sul modello di altre Legioni già formate per altre nazioni, come ad esempio in Lettonia. Il 2 ottobre 1943, lo stesso Himmler emise un ordine speciale (Feldkommandostelle SS Tgb. Nr. 35/143/43 g.) per la formazione delle unità delle Milizia, dove vennero in parte accolte le richieste di Mussolini. Prima della formazione della prima divisione, si sarebbero dovuti formare dei battaglioni, da usare subito nella lotta contro i ribelli nel Nord Italia. Pacificata l'area i Battaglioni sarebbero stati trasferiti nuovamente ai campi di addestramento per formare i Reggimenti. Dopo il loro impiego sul fronte italiano si sarebbe formata la prima divisione da impegnare contro gli alleati. La seconda divisione doveva vedere la luce un anno dopo. Himmler stabilì che i volontari della Milizia avrebbero portato l’uniforme italiana, con le spalline e i gradi delle SS su fondo rosso (invece del normale nero). Per l'identificazione di questi primi reparti venne scelto il nome di Waffen Miliz (Milizia Armata), l'unità combattente della Legione SS italiana. Mentre come sede venne scelto il campo di addestramento di Münsingen nel Württemberg, 40 Km a sud di Stoccarda. Venne subito avviata una vasta campagna di propaganda per arruolare il maggior numero di volontari possibile, tenendo anche conto che nello stesso periodo si stava discutendo circa la nascita di un nuovo esercito per la Repubblica Sociale Italiana. Il 9 ottobre 1943 al campo di Münsingen erano già presenti 13.362 uomini e di lì a poco sarebbero arrivati a circa 15.000. Questo grande afflusso di volontari non preoccupò il Duce, che mai li considerò 'figli persi'. Lui stesso ebbe a dire che: "i reparti SS italiani saranno il centro dello spirito ariano in Italia". L'unico divieto che fu imposto ai volontari italiani della Waffen SS fu l'iscrizione al Partito Fascista Repubblicano.

A capo dell'SS-Ausbildungsstab (unità di formazione e addestramento) venne posto l'SS-Brigadefuehrer Peter Hansen. Nato a Santiago del Cile, Hansen 46 anni, era stato promosso Brigadefuehrer il 30 gennaio 1942. Dal 25 febbraio 1943 fino al maggio dello stesso anno, fu comandante della 15a divisione SS Lettone, occupandosi della sua formazione e del suo addestramento. Per motivi di salute venne sostituito al comando dell'unità italiana temporaneamente dall’SS-Standartenführer Gustav Lombard, proveniente dalla Divisione di cavalleria SS Florian Geyer. Come Capo di Stato Maggiore della Waffen Miliz venne designato l'SS-Obersturmbannfuehrer svizzero Johann Eugen Corrodi von Elfenau, anch'egli proveniente dalla Florian Geyer. Con gli ufficiali italiani, comandanti dei vari battaglioni, venne formato un reparto di collegamento italiano (Verbindungsstab) agli ordini del Tenente Colonello Vittorio De Paolis, che doveva assistere e coordinare il lavoro dell'SS-Ausbildungsstab.

L'unità combattente della Legione SS italiana venne formata oltre che con i volontari già presenti a Münsingen anche con altri nuclei di volontari provenienti da Praga, da Debica, in Polonia, e dalla Grecia. Alcuni di questi reparti non transitarono per il campo di Münsingen ma fecero ritorno direttamente in Italia, dopo l'addestramento.

Miliz Regiment De Maria

Una delle prime unità italiane ad essere integrate al completo nella Waffen Miliz fu il Miliz Regiment De Maria, agli ordini del Console della Milizia Paolo de Maria. Questi, prima dell’8 settembre, comandava a Spalato, l’89a legione Camicie Nere Etrusca. La Legione comprendeva circa 1.500 uomini ripartiti nell'89° Battaglione Camicie Nere di Volterra, nel 97° Battaglione Camicie Nere di Siena ed in una compagnia mitraglieri. Il 97° Battaglione era agli ordini del Primo Seniore della Milizia Carlo Federigo degli Oddi, il futuro comandante dei reparti della Waffen SS italiana sul fronte di Anzio. L'8 settembre la Legione si trovava a Drnis, lungo la costa dalmata, aggregata tatticamente alla divisione di fanteria Bergamo. Il 9 settembre giunse dal comando della Bergamo l'ordine di ripiegare su Sebenico e di resistere ad eventuali attacchi da parte dei tedeschi. Nell'area c'erano i reparti della divisione SS Prinz Eugen e della 114a Jaeger-Division. Dopo aver discusso con i suoi uomini sul da farsi, De Maria decise di passare con tutta la Legione al fianco dei tedeschi. Nella stessa giornata del 9, si incontrò con il Generale Stähl, comandante della 114a Jaeger-Division e trattò i termini del trasferimento del suo reparto nelle forze armate tedesche. Tra le condizioni poste da De Maria l'assicurazione che la sua unità non venisse impiegata contro altre forze italiane e la promessa che i suoi uomini sarebbero stati armati e riequipaggiati adeguatamente per poter continuare la lotta contro i nemici. I tedeschi accettarono e la Legione passò ufficialmente alle dipendenze della 114a Jaeger-Division. Ai miliziani si accodarono anche altri gruppi e reparti italiani della Bergamo e di altre unità presenti nell'area, portando a circa 2.900 il numero di italiani che scelsero volontariamente di continuare la guerra al fianco dei tedeschi. Vennero tutti inquadrati in una Polizei-Freiwilligen-Verbände (Truppa volontaria di Polizia) della Ordnungspolizei tedesca, agli ordini dell'Oberst De Maria. Gli uomini continuarono ad indossare le loro vecchie uniformi, con una fascia bianca sulla manica sinistra della giubba con la scritta "Ordnungspolizei". Nell'attesa di poter fare ritorno in Italia e combattere contro gli alleati, il reparto continuò ad essere impegnato come forza di sicurezza contro le formazioni partigiane. Il 27 settembre i reparti del Miliz Regiment De Maria mossero da Drnis, alcuni su treno altri su camion, verso Knin. Qui la guarnigione italiana si unì al Reggimento. Da Knin la marcia riprese su camion verso Bihac e da Bihac su treno verso Belgrado. Dal capoluogo serbo i reparti, sempre via treno, per una serie di errati ordini di marcia, finirono prima in Austria e poi a Berlino, dove giunsero il 5 ottobre. Qui, malgrado le proteste degli italiani, i membri del Reggimento furono trasferiti in un campo di prigionia, dove vennero schedati e sistemati alla meglio. A nulla valsero le richieste dell'Oberst De Maria di poter contattare l'amabasciata italiana. La situazione era frutto della grande confusione che regnava sovrana in quel periodo ed al generale malcontento dei tedeschi nei confronti degli ex-alleati italiani. Il 12 ottobre i membri del Miliz Regiment De Maria dovettero ancora una volta sottoscrivere la loro volontà a continuare la lotta al fianco dei tedeschi, e visto il brutale trattamento precedente numerose furono le defezioni, anche se alla fine la maggior parte degli uomini preferì ancora seguire il loro comandante. Il 15 ottobre, il Miliz Regiment De Maria partì alla volta di Münsingen, dove giunse due giorni dopo. Causa il sovraffollamento del campo, i circa 2.000 membri del reparto furono acquartierati nel vicino campo di Gensewak. Quando nel novembre del '43, il Reggimento fece ritorno in Italia divenne ufficialmente il 1° Reggimento Milizia Armata con sede a Milano.

Il Battaglione Fedelissimo

Un altro reparto della Milizia che si trasferì a ranghi completi nella Waffen Miliz, fu il XIX° Battaglione Fedelissimo di stanza nei Balcani e composto prevalentemente da volontari della Lombardia. All'inizio di settembre il Battaglione era schierato nell'area di Preveza lungo la costa ionica della Grecia, alle dipendenze della Divisione di Fanteria Acqui. Il comandante, il Primo Seniore della Milizia Gilberto Fabris, alla notizia dell'armistizio, radunò i suoi uomini per comunicare la sua volontà di continuare la lotta al fianco dei tedeschi. Il reparto seguì al completo la sua scelta. Nell'area agiva la 1.Gebirgs-Division del Generale Stettner, il quale venne subito dopo contattato da Fabris per decidere le sorti del suo reparto. Il Battaglione, trasformato per l'occasione in Bataillon Fabris, venne trasferito alle dipendenze del 98° Reggimento GebirgsJaeger ed impegnato lungo la costa come forza di sicurezza contro le bande partigiane e in funzione antisbarco. Il reparto restò alle dipendenze della divisione da montagna tedesca fino all'inizio di novembre, quando iniziò il trasferimento in Italia nella Waffen Miliz, conclusosi solo il 1° dicembre. Ad Aosta il reparto divenne l'XI° Battaglione della Waffen Miliz. Non essendo transitati per Münsingen i membri del Battaglione non prestarono giuramento di fedeltà ad Hitler.

La situazione a Münsingen

I volontari italiani a Münsingen furono organizzati in dodici battaglioni. I primi tre, formarono il 1° Reggimento Milizia Armata, nato dalla trasformazione del Miliz Regiment De Maria. Causa l'alto numero di uffficiali disponibili, venne formato un Battaglione Ufficiali. Gli elementi ritenuti non idonei al combattimento vennero raggruppati in un Battaglione lavoratori. Con ex-carabinieri venne formato anche un reparto di vigilanza per la sicurezza nel campo. Per quanto riguarda l'equipaggiamento e la fornitura di armi, non ci furono novità. I volontari italiani continuarono ad indossare le loro vecchie uniformi. Il Comando tedesco distribuì a tutti i volontari il distintivo in metallo 'Testa di morto', da applicare sul bavero della giubba o sul berretto, unico simbolo di identicazione ufficiale dei membri della Waffen Miliz. Con l'avvicinarsi della stagione invernale iniziarono i primi problemi con il freddo, visto che la maggior parte dei volontari italiani indossava ancora le divise estive. I tedeschi tergiversavano ancora nella fornitura degli equipaggiamenti facendo crescere notevolmente il malcontento tra gli uomini. L'11 novembre i volontari italiani prestarono il giuramento di fedeltà ad Adolf Hitler.

Davanti a Dio presto questo sacro giuramento: che nella lotta per la mia patria italiana contro i suoi nemici sarò in maniera assoluta obbediente ad Adolf Hitler, supremo comandante dell’esercito tedesco, e quale soldato valoroso sarò pronto in ogni momento a dare la mia vita per questo giuramento
Dopo la cerimonia venne comunicata ai volontari la notizia del loro imminente ritorno in Italia. Inoltre venne offerta loro la possibilità di essere trasferiti nelle forze armate della Repubblica Sociale Italiana o in altre formazioni della Waffen SS. Un migliaio di volontari scelse di passare nei reparti della RSI mentre solo un centinaio scelsero di essere trasferiti in altri reparti della Waffen SS. Da ricordare che circa 500 volontari preferirono fare ritorno ai campi di prigionia in seguito alla circolazione di una falsa notizia circa un'imminente trasferimento dei reparti italiani sul fronte dell'est. Prima del ritorno in Italia, il personale specializzato della Waffen Miliz, alcune centinaia di uomini, venne inviato alle scuole di specializzazione di Dachau, Weimar, Dresda e Stettino.

Bibliografia
S.Corbatti, M.Nava, "Sentire-Pensare-Volere: storia della Legione SS italiana", Ritter editrice
M.Afiero, "I volontari stranieri di Hitler", Ritter editrice

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