mercoledì 19 agosto 2009

E' morta Raffaella Duelli

Abbiamo ricevuto stamattina la notizia della morte dell'ausiliaria scelta Raffaella Duelli,
Per chiunque vorrà renderle omaggio la camera ardente sarà allestita domani presso l'Ospedale
Fatebenefratelli - Isola Tiberina di Roma dalle 7,30 alle 16,00.
Il campo della memoria, del quale era presidente, organizzerà per il 19 di settembre una commemorazione in suo onore.


Riportiamo di seguito un breve cenno sulla sua vita:

Tratto da www.giulianofiorani.com



Raffaella Duelli,
L'anima dolce di una ragazza di Salo`

Ha dedicato una vita alla solidarietà, alla pietas, al volontariato.
Raffaella Duelli ha vissuto una vita avventurosa, ha attraversato le
tempeste d'acciaio del Novecento e le difficoltà "da esule in patria"
nell'Italia del dopoguerra. Per anni si è impegnata in prima linea,
dove ci sono gli ultimi, i disagiati, i poveri dei poveri, a favore di
chi ha bisogno di assistenza, donando consigli o conforto a chi le
andava incontro. Testimonianza reale di come un nobile spirito civico
possa sopravvivere nel welfare state decadente dell'Italia del 2008
solo grazie a esempi di impegno e dedizione al prossimo. "Nel
dopoguerra ho studiato presso la scuola per il servizio sociale e poi
ho frequentato la facoltà di psicologia. Ho lavorato per undici anni
presso la scuola speciale per subnormali a Roma, per diciannove nella
struttura degli assistenti sociali di quartiere a Ostia, e infine come
assistente sociale nella Città dei ragazzi di Roma. Per quanto tempo?
Per altri sette anni". Raffaella Duelli è una italiana volitiva,
energica a dispetto dell'età che avanza e affronta con il cuore libero
gli acciacchi dell'età. Facendo una breve somma degli anni della sua
vita nei quali è stata in prima linea nel volontariato, il numero
complessivo è di trentasette. Una vita spesa in prima linea, ma c'è un
preambolo essenziale. La dolce Raffaella è stata una ausiliaria della
Repubblica sociale italiana, una volontaria "per l'Onore d'Italia" nel
Battaglione Barbarigo della Decima Flottiglia Mas, agli ordini del
comandante Junio Valerio Borghese. Prima di arruolarsi era stata una
giovane appassionata di arte e letteratura, aveva anche scritto
un'opera teatrale, Il richiamo del cuore, dedicata alla storia di una
famiglia siciliana sotto i bombardamenti americani. La fine del
conflitto mondiale, oltre a tante incertezze - condivise con il resto
degli italiani - le "regalò" anche un periodo di detenzione nei campi
di concentramento allestiti dagli angloamericani a Terni e Spoleto.
Nel libro scritto dallo storico Luciano Garibaldi, Le soldatesse di
Mussolini (Mursia), tra i più toccanti ricordi di guerra c'è un
affresco di umanità che la riguarda, una pagina di un'umanità perduta
che torna a comporre la memoria nazionale. "Raffaella Duelli,
ausiliaria della Decima Mas - scrive il giornalista romano -
bambolotto di pezza azzurra, compagno delle notti infantili", ha
raccontato che "quando i colpi delle mitragliatrici si facevano vicini
i ragazzi ci coprivano con il loro corpo, poi si alzavano, scusandosi,
rossi in volto". Donne e uomini si stringevano gli uni agli altri, le
mani nelle mani, ma in quegli abbracci e in quelle carezze di guerra
non c'era sesso". "Con Silvana Millefiorini del Battaglione Lupo, ci
siamo dedicati alla ricerca dei soldati italiani dispersi sul fronte
di Nettuno e Anzio. Tante mamme - racconta con trasporto la Duelli -
ci chiedevano notizie dei propri figli, caduti in guerra. Ambivamo a
dare loro una tomba sulla quale portare fiori, insieme alla creazione
di un luogo nel quale fosse testimoniato l'eroismo di chi ha
combattuto per difendere il suolo patrio". Con questi intenti è sorto
il Campo della Memoria di Nettuno, un sacrario militare, nel quale
riposano sessantatre militari e nove eroi senza medaglia, combattenti
sul fronte laziale per i quali non è stato possibile compiere alcun
riconoscimento. Nel 2005 Raffaella Duelli ha ricevuto il Premio
Luciano Cirri per l'impegno sociale, con la seguente motivazione: "Per
la pietà cristiana, la passione patriottica, il coraggio e la
generosità dimostrate nell'opera volontariamente intrapresa di
ricercare, ricomporre, identificare i miseri resti dei Caduti italiani
e dar loro una degna e onorata sepoltura". C'è un filo rosso che lega
queste esperienze, una traccia comune salda storie così diverse,
quella di guerra e quella di pace, quella da ausiliaria della Decima e
quella da assistente sociale di bambini disagiati. "Nell'opera di
recupero delle salme dei combattenti e nella quotidiana attenzione per
chi soffre - qualità essenziale nella mia professione - c'è la stessa
forza dei valori. Quegli ideali di solidarietà e patriottismo che
animavano la mia prima giovinezza li ho trasferiti nell'impegno per i
bambini delle periferie romane. Una certa idea della patria non può
essere disgiunta da quella di solidarietà e di giustizia sociale". I
suoi ricordi attraversano in lungo e in largo l'ultimo secolo. L'ex
ausiliaria li ha raccolti in un libro ormai introvabile, Ma nonna, tu
che hai fatto la guerra... (Edizioni Ter), nel quale racconta il suo
percorso ideale alla nipotina [nel libro citato sono pubblicate solo
una parte delle memorie dell'autrice, presentate integralmente nel
presente libro, NdE]. Passione civile e politica sembrano saldarsi:
"Quando ero maestra - racconta con un filo di emozione - a Santa Maria
di Pugliano organizzai per i miei studenti una gita a Roma. Erano
ragazzi di famiglie povere, ma esprimevano un profondo rispetto per
gli insegnanti, donando loro mele e uova, una parte di quel poco che
costituiva un tipico menù familiare del dopoguerra. Solo immaginando
le attese per la giornata romana provo delle emozioni particolari, le
stesse che hanno riempito il mio cuore quando con i miei studenti
camminammo sotto le navate di San Pietro, o per i viali del Giardino
Zoologico. Per loro era una gioia immensa, una favola, e quando
arrivammo attraverso l'Ostiense al mare, erano così felici che
applaudivano entusiasti. In quel frangente non abbiamo potuto non
piangere". Negli occhi di Raffaella restano anche le attestazioni di
affetto che ha ricevuto in tanti anni da bambini disagiati e dalle
famiglie povere dell'immensa periferia romana. "Ricordo il servizio
svolto nel recuperare e assistere gli sbaraccati dell'Idroscalo. E
tuttora ricevo visite e lettere da famiglie che ho aiutato. Nel
dopoguerra, dopo aver pagato un dazio pesante all'aver combattuto
dalla parte giusta, ma perdendo la guerra, non ho scelto di fare
politica in un partito, pur votando MSI - partito di cui eravamo stati
fondatori, partecipando alle prime riunioni con Enzo Erra e Giorgio
Almirante - fin dal 1951, quando ho riacquistato i diritti politici.
Il volontariato, la scelta di schierarmi in prima linea a difesa dei
poveri e degli emarginati, è stata una valutazione politica, un modo
per far rivivere gli ideali nei quali credo anche nel la quotidianità,
nella professione che ho svolto per una vita". Una vita dedicata a
donare il proprio cuore ai deboli, agli esclusi e all'Italia.

Michele De Feudis

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