sabato 7 novembre 2009

La parola ad un combattente sempre in prima linea

Riportiamo il seguente discorso pronunciato da Stelvio Dal Piaz Vicepresidente del Raggruppamento Nazionale Combattenti e Reduci R.S.I. - Continuità Ideale presso il cimitero monumentale del Verano in Roma -durante la commemorazione dell’assassinio dei 43 Legionari della Legione d’ Assalto M “Tagliamento”:



Cari Commilitoni, cari Camerati,
siamo qui riuniti per non dimenticare, siamo qui per ricordare il sacrificio di questi ragazzi.

La strage di Rovetta ha assunto per noi tutti un significato simbolico per l’età degli assassinati: il più anziano, il S.Tenente che li comandava, aveva solo 22 anni e giù fino a scalare ai quindicenni. Oggi 7 settembre é la vigilia dell’infausta e vergognosa resa senza condizoni. Siamo certi che come ogni anno, sempre qui a Roma, ci sarà una celebrazione ritualistica basata sullo stravolgimento di eventi che richiederebbero, viceversa, una lettura della Storia sulla base della verità. Mi riferisco a quanto avvenne a Porta S.Paolo dove, militari italiani, nel momento della vergogna, dell’abbandono e dello sfacelo della Nazione, rifiutarono – per senso dell’Onore - di farsi disarmare dai Tedeschi ancorché alleati. Si trascura di precisare però che, con la nascita delle R.S.l., la maggioranza degli stessi militari con in testa i loro ufficiali, militarono fino all’ultimo nelle Forze Armate Repubblicane. Ma noi sopravvissuti siamo consapevoli di vivere in un regime nato e cresciuto nella menzogna, nel servilismo allo straniero e nel tradimento. Per cui é nella logica delle cose che questi ragazzi di cui noi oggi vogliamo onorare il sacrificio, siano dimenticati dall’Italia ufficiale. Questi adolescenti in Camicia Nera impreziosita dall’ “M rossa” quale segno di gloria e di distinzione, appartenenti ad un reparto di eccellenza, per l’Italia ufficiale non sono morti, anzi, non sono mai esistiti. Il loro olocausto é ignorato dal sistema nato dal tradimento della Patria e noi sopravvissuti siamo qui oggi non per una cerimonia dal sapore nostalgicamente reducistico ma per compiere un atto politico nella loro Memoria, per riaffermare coerentemente la fedeltà all’Idea e per inchiodare alla loro responsabilità gli autori materiali e morali della strage. Autori che hanno un volto ed una loro fisicità ben precisa identificabile nella partecipazione dei partigiani comunisti nella veste di macellai, la responsabilità diretta e personale del solito “don Abbondio” e la presenza e la supervisione di agenti dei servizi anglo-americani. Per tutto ciò io non perdono e non me la sento – anche in questa circostanza - di invocare il perdono. Potremo parlare di perdono solo quando verrà resa giustizia a questi ragazzi, consapevole che non c’é giustizia senza verità.
Uno di questi adolescenti (che non dimentichiamolo, per la loro formazione morale e culturale rappresentavano la futura classe dirigente della Nazione italiana ! ) ha lasciato un piccolo biglietto con su scritto: “Sono morto per l’Italia !”.
Vi prego di riflettere sul tempo verbale della frase dato che non scrive: “muoio per l’Italia” come sarebbe stato più logico nella tragicità del momento. Egli, con l’animo sereno e nella consapevolezza del supremo sacrificio, era già di là e lanciava quest’ultimo messaggio, non solo ai familiari, ma soprattutto al Tribunale della Storia. Noi sopravvissuti abbiamo il dovere di raccogliere questo messaggio per trasmetterlo, nel suo significato etico, alle giovani generazioni ancora sensibili ai valori della nostra tradizione italiana ed europea.
(Stelvio Dal Piaz)

tratto da www.socialismonazionale.net


Stelvio Dal Piaz, sarà presente alla presentazione del libro del Dottor Cappellari presso la Sede della Delegazione Romana della Fondazione Istituto storico Rsi sabato il 14 novembre

Nessun commento:

Posta un commento