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venerdì 21 agosto 2009

AmeriCani

Riceviamo e pubblichiamo:

Nihil sub sole novi: bombe giocattolo, carestie programmate, armi di distruzione di massa. Ieri come oggi: ecco il vero volto del Nuovo Ordine Mondiale.

L'AMERICA E I BAMBINI
I miei genitori, i miei nonni, altri parenti e conoscenti che avevano vissuto la Seconda Guerra Mondiale, mi narravano di gesti generosi e premurosi dei G.I. americani verso la popolazione civile italiana – donare cibarie, dolciumi, vestiario, sigarette.
Mi riferivano però anche che, prima dell’arrivo degli Alleati, gli aerei americani lanciavano sui campi delle nostre zone padano-venete piccole mine antiuomo per mutilare od uccidere i contadini, nonché giocattoli, matite e penne esplosive per mutilare e accecare i bambini. Ricordo di aver giocato a lungo con pezzi di quelle mine, da piccolo.
Raccontavano anche che gli Americani avevano lanciato dai loro aerei la dorifora – un coleottero giallo e bruno che mangia le foglie di patata – e altre specie animali per danneggiare i raccolti.
Tutte le notti, nei cieli, incrociava Pippo, un cacciabombardiere che mollava una bomba su ogni luce che vedesse dall’alto. Colpiva quasi solo civili – soprattutto agricoltori che accendevano una candela o una lanterna per mungere o nutrire il bestiame prima dell’alba.
Mia madre, nel 1944, all’età di 12 anni, al ritorno da scuola, fu mitragliata da due caccia americani Lightning, e si salvò gettandosi in un fosso. Ho sentito altri racconti di bambini mitragliati.
Mi sovviene dei 300.000 morti civili del bombardamento americano su Dresda, città non industriale, che essi distrussero col fosforo, il quale si attacca alla pelle e ai vestiti e brucia le persone. Lo hanno usato anche in Iraq. Hanno usato sostanze ancor più micidiali contro i civili serbi. Hanno usato armi di distruzione di massa dovunque abbiano combattuto. E hanno combattuto per costruire e mantenere un loro ordine mondiale. Certo, ciò vale per la classe dirigente, non per la popolazione, per i soldatini che, in parte, credevano e credono di esportare la democrazia, anche se talora non disdegnano di sterminare i civili e i bambini.
Mi sovviene anche della strage dell’asilo infantile di Gorla, con circa 100 bimbi morti sotto le bombe, e la strage della giostra di Grosseto, dove piloti americani fecero carneficina dei bambini che si trovavano su una giostra, mitragliandoli a bassa quota, il giorno di Pasquetta del 1943.
Alla memoria di tutti questi bambini, che non ebbero la fortuna di poter giurare eterna riconoscenza agli USA, come invece fece il piccolo Silvio, va questa poesia scritta poco dopo l’eccidio di Grosseto da Maria Baroncelli, poetessa popolare fiorentina:
Sulla giostra convegno s’eran dati
uno sciame di bimbi spensierati,
uno sciame di garruli uccellini.
Riccioli d’oro, amor di cherubini
rideano ignari della mala sorte,
rideano ignari di dolor, di morte,
tutti protesi nel gioco innocente
ché vita è lieta al cuor che non sa niente.
Gli occhi estasiati fissavano il Sole,
come può farlo chi ancor non si duole,
occhi sereni che non sanno il pianto
quando la madre si sentono accanto.
Ed ecco: da quel Ciel tanto ammirato
piombò la morte, mostro scellerato,
dal sacrilegio d’empia man portata
piombò sovr’essi livida, spietata.
E sopra alla giostra distrutta, contorta,
ogni creatura giacque inerte, morta,
con dentro agli occhi un baglior di sorriso
che vive eterno adesso in Paradiso.
Sulla giostra convegno s’eran dati,
ma li hanno uccisi quelli scellerati.
Eran bambini, erano innocenti
niente avean fatto eppur furono spenti.
Maria Baroncelli, 1943.
Marco Della Luna - 24 aprile 2009 Fonte: http://marcodellaluna.info
Per gentile concessione di: www.associazionelatorre.com

venerdì 5 giugno 2009

Roma 4 Giugno 1944...ma quale liberazione!






RICORDARE CHI SI E’ SACRIFICATO PER L’ITALIA

Il 4 giugno 1944 i reparti della RSI difesero la Capitale fino all’ultimo

Nel clima assurdo di festa per la “liberazione” di Roma, nessuno si è ricordato degli Italiani in divisa, di coloro che combattevano, in quella primavera del 1944, sotto la bandiera tricolore. Infatti, nella corsa a “battere le mani”ai propri “liberatori”, gli amministratori della Repubblica Italiana si sono tenuti lontani dal ricordare le gesta di quei ragazzi che si schierarono contro i carri alleati per difendere Roma.

Sono noti i sacrifici e le epiche gesta del Gruppo di Combattimento “Barbarigo” della Decima MAS, delle SS italiane, dei Paracadutisti del Reggimento “Folgore”. Oggi, 4 giugno 2009, vogliamo ricordare anche i cecchini fascisti che – insieme ad unità di retroguardia germaniche – accolsero a fucilate i “liberatori” di Roma, costringendoli a combattere ancora per tre giorni.

Non solo riuscirono a ritardare di quasi 24 ore l’entrata dei reparti angloamericani nella Città Eterna, ma causarono pesanti perdite tra le unità del Gen. Clark la cui trionfale entrata nell’Urbe fu più amara del previsto.

Questi fatti, da sempre nascosti da una certa vulgata, saranno presentati in un prossimo lavoro di Pietro Cappellari, ricercatore della Fondazione RSI – Istituto Storico di Terranuova Barcciolini (AR), dal titolo Lo sbarco di Nettunia e la battaglia per Roma (22 gennaio – 4 giugno 1944), edito da Herald Editore di Roma.

Uno studio rivoluzionario e sconvolgente che metterà definitivamente a tacere i “gendarmi della memoria”, smascherando il “mito dei liberatori” e dei loro tirapiedi. Di ieri e di oggi.