domenica 24 ottobre 2010

Scomparsa di Ettore De Franchi

L’ULTIMO LEONE DI SAN MARCO

Ettore De Franchi testimone di un tempo

di Pietro Cappellari

Nelle prime ore della mattina di domenica 24 ottobre 2010, in Roma, si è spento il Prof. Ettore De Franchi.

Nato a Fiume nel 1933, respirò l’aria ardente di patriottismo della città “olocausta” cara a Gabriele d’Annunzio che, proprio negli anni ’30, risorgeva a nuova vita, grazie all’opera in difesa dell’italianità dell’Istria intrapresa dal Regime fascista.

Nel 1945, quando le orde slavo-comuniste invasero la Dalmazia e la Venezia Giulia, provocando l’olocausto del popolo istriano, la sua famiglia – come quella di altri 300.000 e più Italiani – dovette abbandonare quelle “sacre terre” di civiltà romana e veneta.

Costretto all’esilio, un triste esilio, in una Patria democratica che lo rifiutava, ebbe la forza di laurearsi in lettere classiche presso l’Università di Padova e frequentare i corsi liberi di pittura presso l’Accademia delle Belle Arti di Venezia. Tipico esempio di quell’indomabile razza veneta che aveva signoreggiato nel Mediterraneo, nei gloriosi anni delle Repubbliche marinare.

Arrivò ad Anzio come Professore di italiano e latino, contraddistinguendosi per un elevata professionalità. Ancor oggi, le decine di anziati da lui formati, ricordano con onore l’essere stati allievi di un così straordinario uomo di cultura.

Ma di lui, quello che tutti ricordano, è la passione politica. Esule fiumano, Italiano innamorato della Patria, per lui non poteva che esserci una sola barricata, quella dell’onore, quella del Movimento Sociale Italiano.

Carismatica figura di intellettuale, si ricordano i suoi storici comizi in Piazza Pia e il suo modo caratteristico di iniziare gli interventi: «Italiani di Anzio!».

Quando parlava De Franchi, in piazza non v’erano solo i fascisti del MSI, ma anche i suoi avversari politici, perché quando interveniva “il Professore”, era un piacere ascoltare.

Consigliere Comunale di Anzio, nell’epoca buia in cui “uccidere un fascista non era reato”, fu il simbolo di una fede e di onestà intellettuale e politica, unico e irripetibile.

Le sue battaglie in difesa degli ideali della Repubblica Sociale Italiana, dell’italianità dell’Istria e della Dalmazia, dello Stato sociale e della moralità in politica sono degne di essere annoverate tra le più belle pagine della recente storia di Anzio.

Ricordo ancora quando entrava nella Sezione “Bruno e Piero Fioravanti” di Via Aldobrandini, con la sua eleganza e il suo sorriso che infondeva in tutti fiducia, ammirazione e speranza. Le sue lezioni sul fascismo, il corporativismo e la socializzazione, principi a cui dedicò tutta la sua vita e a cui mai venne meno.

Non aderì ad Alleanza Nazionale, preferendo una solitaria adesione al MSI – Fiamma Tricolore come scelta d’onore e di dignità.

Clamorosa, dopo anni di assenza dal territorio, la sua candidatura a Sindaco di Anzio, per il Movimento Sociale – Fiamma Tricolore, nel 1997. Una scelta, anche questa, di alto profilo morale e ideale. La testimonianza di una coerenza che non accettava ricatti o le dorate lusinghe del corrotto sistema democratico.

Nell’ultimo scorcio della sua vita, riprese con entusiasmo l’attività di pittore simbolista, organizzando mostre e partecipando a convegni di alto spessore culturale.

Importante, la sua collaborazione decennale con l’Istituto di Studi Fiumani di Roma.

Nonno affettuoso, lo ricordiamo ancora passeggere per il lungomare di Nettuno al fianco della sua compagna di una vita, nelle domeniche invernali.

Oggi, il Prof. De Franchi è “andato avanti”, raggiungendo i suoi cari nella Patria del Signore. E’ tornato in quei luoghi in cui giocava da bambino e che lì si chiamano ancora Fiume, Pola, Abazia e il mare è ancora quello di Venezia.

Lo immaginiamo elegante, con la sua solita eleganza, con il suo solito sorriso, con alle spalle, al vento, una bandiera con il leone di San Marco armato: Iterum rudit leo, ancora ruggisce il leone.

Ciao, caro Professore, il tuo esempio non sarà dimenticato.

Pietro Cappellari

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